La CAGNINA DOC pare abbia origini molto antiche. Si pensa che questo vitigno sia giunto nella penisola dalla zona della Dalmazia già in epoca bizantina, durante le importazioni dei pregiati marmi istriani, necessari alla costruzione degli edifici sacri e dei palazzi della Ravenna dell’Esarcato.
Piantato nelle colline romagnole, il vitigno Refosco, detto poi Terrano, ha incontrato un terreno argilloso e calcareo, perfetto per la sua espansione.
Plinio il Vecchio cita forse il suo antenato nel Naturalis Historia:
“…Augusta che giunse all’età di 92 anni bevendo solo il pucino che prospera nell’ansa dell’Adriatico, non molto distante dalle fonti del Timavo, su un colle accarezzato dal mare e che dà di sé poche anfore: ne lei indicava medicamento migliore. È da credersi che questo vino sia quello che i greci celebravano con molte lodi col nome di ‘pictaton’ e proveniente dai limiti estremi dell’Adriatico”.
Pucino, o Pacino, dovrebbe essere, secondo quanto attestano gli studiosi, l’antica denominazione del Terrano, ai tempi di Plinio.
La Cagnina è un vino quasi stagionale, che si beve giovane e per poco tempo, solitamente dalla metà di ottobre dell’anno di raccolta delle uve.
Rosso atipico, ha un gusto zuccherino e un sapore dolce e corposo, leggermente aspro, particolarmente noto agli amanti del buon vino romagnolo.
Dal 1998 la Cagnina ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata, che ne sancisce la composizione e ne consente la vinificazione soltanto nei distretti di Ravenna e Forlì-Cesena.