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Piazza Andrea Costa: la metamorfosi urbanistica del cuore di Ravenna

Piazza Andrea Costa

Piazza Andrea Costa può essere considerata come un piccolo scrigno che racconta le vicende architettoniche e archeologiche della città di Ravenna e del suo territorio.

Nel VI secolo d.C. Ravenna conobbe, prima con Re Teoderico e poi con l’Imperatore Giustiniano, un nuovo e importante incremento edilizio; ed è proprio in età giustinianea, intorno alla metà del VI secolo, che vennero eretti i più importanti edifici sacri di Ravenna, tra cui la piccola chiesa di San Michele in Africisco.

La piazza assunse le sue forme attuali intorno al XX secolo, in seguito a numerose trasformazioni topografiche e alla chiusura dei fiumi che l’attraversavano in epoca tardo medievale.

Sul lato nord di piazza Andrea Costa si trova il palazzo del Mercato Coperto; sul lato meridionale la sede della Casa Matha; sul lato orientale è presente l’edificio che ora ospita un negozio d’abbigliamento, che ha in parte inglobato quello che è rimasto della Chiesa di San Michele in Africisco, mentre sul lato occidentale della piazza converge via Cavour che, secondo la tradizione, corrisponderebbe alla sponda meridionale del Flumisellum Padennae.

GLI ANTICHI FIUMI CHE ATTRAVERSAVANO PIAZZA ANDREA COSTA

La storia della città è evidenziata da un’evoluzione topografica caratterizzata dall’antica presenza di una serie di corsi d’acqua.

Secondo i dati archeologici, Piazza Andrea Costa ricalca l’antico percorso del Padenna, il fiume più importante della città che si trovava all’interno dell’abitato e in cui confluivano corsi d’acqua minori, tra cui il Flumisellum Padennae.

L’attuale piazza Andrea Costa è sempre stata nota alle fonti letterarie per le sue problematiche legate alla presenza di questi corsi d’acqua e al loro conseguente congiungimento in questo luogo.

Piazza Andrea Costa
Piazza Andrea Costa | Foto © Carla Abril Maizon

È stato possibile riscostruire archeologicamente il percorso del fiume Padenna (proveniente da nord verso sud) e l’andamento del Flumisellum Padennae (proveniente da ovest verso est) grazie alle evidenze archeologiche di due ponti che li attraversavano.

Un esempio era il Ponte di Augusto, il “Pons Augusti”, che si ergeva sul Flumisellum, caratterizzato da un’ampia struttura attribuita quasi certamente all’epoca romana. Si trovava tra l’incrocio di via Cavour, via Pasolini e via Salara, e aveva la funzione di collegare la zona meridionale della città con quella nord-occidentale.

Sul fiume Padenna invece è stata segnalata la presenza del ponte di San Michele in Africisco, che venne individuato durante i lavori di scavo del 1901 per la costruzione della sede di Casa Matha.

Il Flumisellum era ancora probabilmente funzionante in epoca medievale, anche se a riguardo non vi sono informazioni certe. È invece assodato che fra il tardo Medioevo e l’epoca moderna, probabilmente durante la dominazione veneziana, il Flumisellum e il fiume Padenna furono chiusi e trasformati in condotti fognari interrati.

SAN MICHELE IN AFRICISCO

La piccola chiesa di San Michele in Africisco, collocata sul lato orientale di piazza Andrea Costa, risale al 545 d.C.

Il nome “Africisco” deriva probabilmente da quello del quartiere in cui sorge l’edificio, anticamente detto “Ad frigiselo”, collocato nei dintorni dell’odierno Mercato Coperto.

La chiesa fu edificata per volere di Giuliano Argentario, ricco banchiere di origini siriache e di un certo Bacauda, i quali ne commissionano la realizzazione come voto all’Arcangelo Gabriele in seguito a una guarigione miracolosa.

La basilica, consacrata nel 547 dall’arcivescovo Massimiano, si presentava come un edificio a tre navate, originariamente scandite da pilastri. L’interno della chiesa era impreziosito da numerosi mosaici pavimentali e parietali, in forte contrasto con le modeste dimensioni dell’edificio e l’architettura semplice.

Abside della Chiesa di San Michele in Africisco
Abside della Chiesa di San Michele in Africisco | Foto © Martina Susta

Della meravigliosa decorazione parietale si è conservato unicamente il mosaico del catino absidale, che fu acquistato nel 1843 dal re di Prussia.
Il prezioso mosaico, oggetto di numerosi restauri che ne compromisero l’aspetto e i colori originari, presenta al centro la solenne figura del Cristo che regge con una mano una lunga croce e con l’altra mano un codex aperto con ai lati gli arcangeli Gabriele e Michele.

Sin dal 1904 è possibile ammirarlo all’interno del Bode Museum a Berlino.

L’edificio ha subito numerose trasformazioni e restauri nel corso del tempo. La chiesa, sconsacrata nel 1805 in seguito all’occupazione napoleonica, fu venduta prima ad Andrea Cicognani, che nel 1812 la adibì a pescheria, e poi a Giuseppe Buffa nel 1820 che utilizzò il locale come deposito di legna.

Questo avvenimento segnò il definitivo declino della struttura: infatti, sebbene all’atto della concessione Buffa si era impegnato a preservare i mosaici custoditi all’interno della chiesa, al contrario, pochi anni dopo li vendette.

Della decorazione musiva non rimane molto, fatta eccezione per alcuni reperti conservati al Museo Nazionale di Ravenna: un lacerto musivo pavimentale con motivo floreale, una transenna presbiteriale e due capitelli di reimpiego in tipico stile bizantino.

Inoltre, è possibile ammirare altri frammenti di mosaici al Museo di Torcello e al Victoria & Albert Museum di Londra.

Dopo le numerose vicissitudini che lo coinvolsero, l’edificio è oggi sede di un negozio di abbigliamento dove è ancora possibile osservare la struttura absidale.

CASA MATHA

Casa Matha è una corporazione di mestiere di pescatori, originariamente chiamata Schola Piscatorum.

La prima testimonianza documentata risale al 943, classificando così la corporazione come la più antica non solo di Ravenna, ma anche del mondo.

L’origine del nome Matha deriverebbe da uno strumento principe della pesca, ossia l’amo. L’attuale sede si trova in piazza Andrea Costa; originariamente, era collocata nell’attuale posizione del Mercato Coperto.

Casa Matha
Casa Matha | Foto © Carla Abril Maizon

Grazie a Silvio Bernicoli, storico bibliotecario ravennate, sappiamo che la prima residenza di Casa Matha risale al 1254, quando la società acquistò e ristrutturò una domus magna.

Quest’ultima, per volere del Cardinale Gozzadini, nel 1715-17 fu demolita per costruire un nuovo edificio.

Lo studioso ci descrive lo stabile come una struttura a due piani: il piano superiore venne dedicato alle congregazioni e agli ambienti riservati agli ufficiali della società, i quali avevano il compito di imporre ordinanze sulla pesca e sul commercio, oltre ad avere funzioni amministrative.

Al piano terra, caratterizzato da un portico, si apriva un grande spazio commerciale adibito alla vendita del pesce, attività agevolata dalla vicinanza al fiume Padenna, che facilitò sia la pulizia del pesce sia quella dei banchi.

L’edificato rimarrà tale fino alla totale demolizione nel 1893, che comprese anche la ristrutturazione e una modifica della morfologia urbana, con la distruzione delle case nei dintorni, abbattute per creare spazio per la nuova e attuale sede di Casa Matha.

Nel 1901 fu ultimata l’attuale struttura, dove nel 1919 venne istituita una scuola nautica che operò fino alla Seconda Guerra Mondiale.

L’edificio presenta una facciata caratteristica del tardo Ottocento e si innalza su tre livelli: l’ingresso principale permette l’accesso ai vari ambienti, tra cui il museo navale, sale per le riunioni della Corporazione e l’archivio. Uno degli ambienti di grande rilievo è l’aula magna, il luogo dove possiamo ammirare affreschi con figure allegoriche inerenti a varie discipline.

L’edificio appare molto semplice e sobrio nella sua architettura e si inserisce perfettamente nel contesto urbano della città. Oggi promuove studi sull’industria della pesca, di ecologia, difesa del suolo e delle acque.

L’analisi dei numerosi cambiamenti topografici a cui piazza Andrea Costa e i suoi edifici furono soggetti, nel corso degli anni, dimostra l’estrema importanza che hanno avuto i fiumi e le loro acque per Ravenna, con un ruolo preminente nello sviluppo dei commerci della città.

Possiamo dire dunque che piazza Andrea Costa oggi risulta, come allora, un fulcro fondamentale della città di Ravenna, rispecchiandone la caratteristica dinamicità.

Contributo scritto da: Catena Marianna, Giubergia Giulia, Maizon Carla Abril, Susta Martina, Vicenzi Gaia.


Il contributo si è svolto nell’ambito del laboratorio didattico di comunicazione digitale – promozione culturale presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, campus di Ravenna.
La Prof.ssa Maria Cristina Carile è la docente responsabile del laboratorio, affiancata dai collaboratori: Dott.ssa Giulia Ottaviani (dottoranda in Beni Culturali e Ambientali, DBC, Alma Mater Studiorum Università di Bologna), Dott.ssa Chiara Zanola (DM Cultura) e Dott. Marco Ranieri (DM Cultura). 

Gli studenti della Laurea Magistrale in Beni Archeologici, Artistici e del Paesaggio: storia, tutela e valorizzazione nell'ambito del Laboratorio Didattico di comunicazione digitale - promozione culturale.

A cura della Redazione Locale
E-mail: turismo@comune.ravenna.it

Data pubblicazione: 4 Gennaio 2023
Data revisione: 12 Gennaio 2023

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