Che cos’è una cittĂ se non la storia che, pezzo per pezzo, le persone che l’hanno vissuta hanno costruito? Credo che narrare la vita di una grande donna di Ravenna sia, in occasione dell’8 marzo, la cosa migliore che la nostra redazione possa scegliere di fare.
C’è bisogno di leggere racconti che ci ispirino, che ci rendano ottimisti e speranzosi e la storia della “dottoressa in bicicletta” è una di queste.
Umile ma elegante, colta ma alla mano, coraggiosa e gentile: Isotta Gervasi sarĂ un buon esempio per tutti. Conoscete giĂ la sua storia?
Isotta Proserpina Saffa Gervasi nacque il il 21 novembre 1889 a Castiglione di Ravenna, prima di otto sorelle.
Fin da piccola si dedicò agli studi spinta dai suoi genitori che tenevano molto alla sua formazione. Se ci pensate, questa non è una cosa scontata per l’epoca in cui visse.
Al tempo la maggior parte delle famiglie preferiva che fossero i figli maschi a dedicarsi agli studi, e per le ragazze era piĂš difficile accedere al mondo della cultura.
Isotta, in un’intervista rilasciata nel 1965, sosterrĂ che decise di diventare medico in seguito a un piccolo incidente di cui fu protagonista da giovane.
Imitando gli acrobati del circo, mentre giocava su dei pioppi piombò improvvisamente su un contadino, stordendolo. Sembrava non dare piÚ segni di vita, ma Isotta tentò di rianimarlo in ogni modo. Quando rinvenne, stremato, la ringraziò per essersi presa cura di lui: questo fu il momento che la ispirò a intraprendere gli studi di medicina.
Si laureò in Medicina all’UniversitĂ di Bologna, e poi si specializzò in Pediatria nel 1919. Pochissime erano le donne a riuscire ad accedere a questi studi, e la quasi totalitĂ era incoraggiata a scegliere questa specializzazione.
Nonostante questo, decise – non senza una titubanza iniziale – di diventare medico condotto.
Il suo era un primato: nel 1919 divenne la prima Dottoressa in Italia a ricoprire questo ruolo. Fu una rivoluzione! Dovette affrontare una certa resistenza iniziale, visto che questa professione era ricoperta quasi totalmente da figure maschili, ma la sua preparazione e la sua competenza non lasciarono alcun dubbio nei pazienti: la giovane Dottoressa era davvero in gamba.
La Dottoressa dei poveri, angelo in bicicletta
Iniziò a lavorare a Savarna e a San Zaccaria, per poi continuare sempre tra Ravenna e Cervia, dove era conosciuta come “la dottoressa dei poveri” o l’“angelo in bicicletta”.
Con il tempo, divenne infatti famosa per la sua grandissima generositĂ e perchĂŠ, ogni giorno, faceva molti chilometri in bicicletta per raggiungere i suoi pazienti.
Lavorava con il piacere di aiutare i piĂš deboli: iniziava il giro di visite dalle persone piĂš facoltose, che la ringraziavano donandole i regali che poi ridistribuiva ai pazienti piĂš poveri, che visitava dopo.
Solo alla fine degli anni Venti si acquistò una macchina, prima una Fiat 509 e poi una Balilla, ma durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale dovette ritornare alla sua bicicletta, poichĂŠ c’era grande penuria di benzina. Questi anni furono molto duri: lavorava a Savio, a ridosso della linea gotica, curando gratuitamente gli sfollati e i soldati di ogni nazionalitĂ , senza risparmiarsi.
La Dottoressa divenne famosa anche per la sua passione per i motori e per il volo, in cui dimostrò essere un’antesignana.
Sembra che vinse alcune gare in motocicletta e in auto e fu la prima donna ravennate a provare l’emozione del volo: nel 1918 chiese infatti all’aviatore Giovanni Widemer, atterrato a Ravenna, di permetterle di provare l’ebbrezza di salire in alto, nel cielo. Di sicuro non era priva di coraggio!
La dottoressa Isotta Gervasi si distingueva anche per la sua grande cultura. Frequentava artisti e letterati della zona, e sapeva essere anche molto elegante, nonostante gli abiti semplici che era solita usare a lavoro.
Molto nota è la sua amicizia con la grande Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura nel 1926, che conobbe perchÊ la scrittrice era solita trascorrere le vacanze a Cervia. Questa amicizia produsse un bellissimo ritratto della dottoressa, un elzeviro pubblicato su Il Corriere della Sera nel 1935 dal titolo Agosto felice, un inno alla sua meravigliosa persona:
ÂŤQui, invece, il Dottore è pronto: come un arcangelo anziano ma arzillo ancora, arriva biancovestito sulle ali della sua bicicletta, e in un attimo le sue parole rischiarano lâabbuiato orizzonte domestico. E le sue ricette non sono dispendiose: ÂŤacqua fresca e puraÂť o, al piĂš, qualche limonata purgativa. Se poi da Ravenna arriva con la sua macchina da traguardo la Dottoressa, bisogna quasi far festa alla malattia, come ad unâospite ingrata che sappiamo di dover fra qualche ora congedare. La Dottoressa è bella, elegante; alla sera si trasforma come la fata Melusina, coi suoi vestiti e i suoi gioielli sfolgoranti, e gli occhi e i denti piĂš sfolgoranti ancora: ma fata lo è anche davanti al letto del malato, sia un principe o un operaio, al quale, oltre alle sue cure sapientissime, regala generosamente bottiglie di vino antico e polli e fiori. Il suo nome è Isotta.Âť
La Dottoressa è stata insignita di diversi premi, in onore del suo operato e della sua dedizione agli altri. MorĂŹ nel 1967, a Modena, ospite di sua sorella. Nel 2001 è stata insignita del titolo “Cervese del secolo”, in modo che non sia mai dimenticata.