Prendiamo un uomo e una donna.
LUI
Lui, Gustav, di cognome fa Klimt. È un artista: il più importante di Vienna e della Secessione Viennese.
Un tipo affascinante, solitario e un po’ strano. Ama tantissime donne ma torna sempre a casa dalla mamma. È desiderato e acclamato dalle dame più in vista della città, che da lui vogliono un ritratto. Spesso anche qualcosa di più.
Coglie nel mondo femminile qualcosa di oscuro e provocante, sensuale e pericoloso. Della femme fatale fa il centro della sua arte e della sua vita tanto da essere ribattezzato, scherzosamente, il Frauenversteher (l’intenditore di donne).
LEI
Lei si chiama Teodora. È la moglie dell’Imperatore Giustiniano.
Procopio di Cesarea ce la descrive come una giovane bellissima, intelligente, ironica, che dal circo e i lupanari riesce ad arrampicarsi fino al trono di Bisanzio.
Giustiniano, per poterla sposare, le dona d’ufficio un titolo nobiliare, aggirando così la legge che vietava matrimoni tra imperatori e comuni mortali.
Tra Gustav e Teodora ci son 770 chilometri e quasi 1400 anni.
Ma non è un problema: si incontreranno.
TEODORA NELL’ARTE VIENNESE DI FINE OTTOCENTO
Gustav Klimt, figlio di un orafo Boemo, studiò alla scuola d’arte e mestieri dell’Austria. Oltre alla pittura imparò anche la tecnica del mosaico e, di sicuro, studiò la storia di Teodora e l’arte bizantina.
Lo scalone del Kunsthistorisches Museum
Nel 1891 Gustav, suo fratello Ernst e l’amico Franz von Matsch furono incaricati di decorare lo scalone del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Il tema era la rappresentazione della storia dell’arte dall’Antico Egitto all’Ottocento.
Come incarnazione dell’arte romana e bizantina Franz scelse Teodora, ispirandosi liberamente ai mosaici di San Vitale.
La Medicina dell’Università di Vienna
Anni dopo a Gustav fu commissionata la decorazione del soffitto dell’Università di Vienna, nel 1894, oggi purtroppo perduta. I Quadri delle facoltà scandalizzarono: la Medicina, soprattutto.
Anziché rappresentare il trionfo della scienza, Gustav inserì figure nude e decadenti, il cui destino era tutt’altro che felice.
Dominava la scena Igea, figlia di Asclepio e dea della salute.
Era in piedi, severa, magnetica, con i capelli raccolti in un’acconciatura preziosa. Il suo corpo, bidimensionale, si smaterializzava dietro i ricami d’oro della veste.
Una probabile citazione di Teodora.
Teodora icona di bellezza e inquietudine
A dirla tutta la basilissa, in quegli anni, era diventata un’icona di bellezza ed inquietudine anche grazie all’opera teatrale Théodora, rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1884 e scritta da Victorien Sardou. Una storia d’amore tra Teodora e un greco, Andrea, che avrà la sua drammatica conclusione con la sommossa di Nika.
La grande Sarah Bernhardt interpretò l’imperatrice e fu immortalata, dal fotografo Paul Nadar, con ornamenti e abiti che citavano quelli nei mosaici ravennati.
GUSTAV, TEODORA E ADELE
Gustav Klimt, poco propenso agli spostamenti, nel 1903 visitò Ravenna per due volte.
Quanto sarebbe bello sapere le emozioni e i pensieri dell’artista all’interno della basilica di San Vitale, quando il suo sguardo finalmente si posò su Teodora!
Si sa solo, con certezza, che dopo la permanenza a Ravenna raggiunse il massimo splendore il suo Periodo Aureo (1900-1910): l’apice della maturità artistica e il trionfo dell’oro.
Il ritratto di Adele Bloch-Bauer (1907)
Nel ritratto di Adele Bloch-Bauer (1907) sembra che Klimt abbia voluto, per un attimo, far scendere Teodora dalla parete ravennate.
Adele Bloch-Bauer, intellettuale e moglie di un imprenditore nell’industria saccarifera, ricorda l’imperatrice. Ha un simile ovale idealizzato del volto, le sopracciglia e il naso nobili, gli occhi grandi che fissano un punto lontano. I capelli, nerissimi, son come una cupa aureola. La pelle pallida ha la tinta di una pasta vitrea ma qui è morbida e attraversata da un vago rossore languido. Il corpo si sfalda e si smaterializza in lamine d’oro che, come tessere musive, con i loro andamenti, ci suggeriscono l’irraggiarsi dell’ampia gonna. Son lampi di luce, interrotti da simboli, esoterici e misteriosi.
La forma del trono e la tappezzeria son gioielli accecanti dalle forme sinuose, in cui si colgono a fatica forme quadrate, tonde, tessere, spirali ondeggianti.
È tutto oro che ferisce gli occhi.
Da un angolo a sinistra emerge una piccola porzione di verde: è lo stesso del prato spoglio di San Vitale su cui non poggiano, ma fluttuano, senza ombra né gravità, i preziosi calzari dell’Imperatrice ravennate.
Prendiamo un uomo e una donna divisi da 770 chilometri e quasi 1400 anni. Gustav Klimt e Teodora.
Facciamoli incontrare. Come risultato nasce uno dei dipinti più affascinanti e preziosi del mondo.
Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer: un’opera da 135 milioni di dollari.