Ci sono alcune cose di cui non si può fare a meno, è così per tutti. Poi ognuno ha le sue e a volte capita di condividerle.
Io ho una piccola epifania che si ripete alcune volte nel corso dell’estate, quando fa luce presto e mi sveglio: troppo presto per lavorare e per qualsiasi altra cosa, eppure la luce è già così chiara e l’aria così fresca che non posso proprio restare ferma.
Allora vado al mare, a quella spiaggia così ampia che in quell’ora sembra ancora più grande perché vuota.
Attraverso la pineta, arrivo al mio bagno (ancora chiuso), percorro la passerella, ascolto il silenzio e il rumore della risacca, arrivo a riva.
Se sono fortunata, o se ho studiato il calendario solare, il sole sta sorgendo esattamente davanti al punto dove mi trovo a riva, l’acqua è morbida come un velluto leggermente increspato e c’è una sottile ma nettissima striscia di luce che dall’orizzonte arriva a terra e sembra tagliare in due il mare come fosse un passaggio magico.
Entro in acqua, seguo quella linea luminosa camminando nel fondale sabbioso che digrada lentamente.
Spesso è tutto così trasparente che riesco a vedere piccoli granchi disturbati dai mei passi correre a nascondersi. Mi tuffo e nuoto nella luce, per un po’. Poi il sole si alza e tutto cambia, come sempre.
Quando esco dall’acqua di solito incontro: raccoglitori di conchiglie e vongole, signore che passeggiano a mezza gamba, signori placidi in battigia, anche loro in movimento lento.
Sembra di essere dentro ad un film, invece sono al mare, a Ravenna.