Fino a cent’anni fa la vita di spiaggia non esisteva, l’estate non era una stagione in cui far festa, men che meno vi era l’abitudine di andare in villeggiatura.
Anche sulla costa ravennate i primi stabilimenti balneari – o bagni, come sono più unanimemente conosciuti − sono degli Anni ’20 del secolo scorso.
La cosiddetta villeggiatura, da pensione completa in albergo, è una moda che inizia negli Anni Trenta e che, specie da queste parti, riguarda solo una piccola élite della società.
Fino a quel momento al mare si andava giusto ogni tanto solo per fare una passeggiata lontano dal centro città. Ci si recava vestiti di tutto punto, e così vestiti si faceva anche il bagno.
A Ravenna la giornata deputata per la gita al mare era quella del 10 agosto, in occasione di San Lorenzo. La tradizione voleva, infatti, che un bagno fatto quel giorno equivalesse alla bellezza di ben sette bagni.
Tra fine ‘800 e inizio ‘900 si partiva dalla campagna nell’entroterra in direzione della costa adriatica: tutti dietro nel cassone del carro trainato dai buoi per un percorso per cui ci si metteva diverse ore per raggiungere la meta.
La trasferta al mare veniva dunque vissuta come fosse un viaggio, più che una scampagnata.
Sulla spiaggia larga e vuota di Porto Corsini si arrivava di mattina presto con tutto il carro, buoi compresi. E poiché il carro tornava comodo anche per fare ombra soprattutto nelle ore più calde, sulla spiaggia c’era spazio per tutti, compresi gli animali a cui veniva data la libertà di rinfrescarsi le zampe tra i bagnanti, schizzi, urla e le capriole dei più giovani.
Col passare degli anni il carro fu sostituito dalle biciclette e i più fortunati, col tempo buono, riuscivano a farsi andata e ritorno dal mare con il vento sempre in poppa.
All’epoca, il manubrio, era carico di borse pesanti. Da una parte il bottiglione di vino; dall’altra il pane, il salame e l’immancabile ciambella romagnola.
Notizie della prima impresa balneare risalgono al 1870, quando la “Società Balnearia” progettò di aprire una “spiaggia dei ravennati”, accordandosi con un “parone” di barche che avrebbe assicurato un servizio regolare fra la città e il suo mare.
Nel libro di Pericle Stoppa “Il Porto Corsini – Marina di Ravenna una storia” (1998) viene pubblicata l’immagine di quello che molto probabilmente fu il primo vero stabilimento balneare della costa ravennate: il bagno Mingozzi. Era il 1920.
A questo seguirono piccole cabine in legno, costruite sopra una passerella protesa sul mare, a sud del Canale Candiano. Nel 1926, infine, fu costituita la prima Azienda di Soggiorno e Turismo di Ravenna (Astra).
L’inizio della Prima Guerra Mondiale gelò tutti gli entusiasmi, posticipando lo sviluppo turistico delle nostre coste.
Per la nascita dei primi alberghi si dovrà aspettare l’inizio degli anni ’30. Fu infatti proprio nel 1930 che fu costruito, in quel tratto di litorale che oggi conosciamo come Marina di Ravenna, il Grande Albergo Pineta in stile liberty.
Sembra che allora fosse attiva una cooperazione turistica con sede a Praga e proprio da quelle zone provenissero le prime comitive di villeggianti sulle nostre coste.
Tra coloro che vennero a trascorrere alcune ore sulle nostre spiagge ci fu anche il Premio Nobel Eugenio Montale e il suo ricordo è ancora vivido nella poesia “Dora Markus”, inserita nella raccolta Occasioni.
In maggioranza, il turismo delle spiagge di Ravenna è sempre stato di tipo locale, da città limitrofe come la stessa Ravenna, Bologna ma anche Modena, e d’estrazione sociale poco più che popolare.
Anche quando dopo la Seconda Guerra Mondiale riprese il turismo e s’addensarono nuovi stabilimenti sulla spiaggia, per andare – come si diceva allora – a “vedere i negozi”, ci si spingeva fino a Milano Marittima.
Però chi aveva le possibilità economiche al mare si costruiva il villino, la seconda casa per trascorre il weekend.
In passato, già negli anni Trenta, la famiglia Ottolenghi si era costruita una grande villa nei pressi della costa che poi vendette al tenore Giuseppe De Stefano. Passata di mano in mano, oggi questa struttura ospita l’ex Park Hotel di Marina di Ravenna, preservando dell’antica struttura originaria parte del portico e del corpo centrale.
A poche centinaia di metri il Grande Albergo Pineta, con le sue 44 camere, subirà invece un destino diverso. Dopo solo 14 anni di attività, nel 1944 fu occupato e poi fatto esplodere dai Tedeschi per fare posto alle batterie antiaeree. All’epoca, infatti, l’unica struttura ricettiva rimasta era la Colonia Marina dell’Opera Nazionale Balilla, inaugurata nel 1934.
Sono invece rispettivamente del 1938 il “LIDO”, e del 1939 l’“ADRIATICO”, primi stabilimenti balneari di concezione moderna.
Per fare ombra sui bagnanti furono piantate nella sabbia delle ampie tende colorate, e dati in affitto stagionale dei capanni in legno per cambiarsi e magari schiacciare un pisolino.
Di questi capanni oggi rimangono ancora diversi esemplari, sparsi sulle spiagge libere e costituiscono dei piccoli tesori del passato.
Dal 6 al 9 luglio 1944 Marina di Ravenna fu colpita da un bombardamento aereo in cui furono abbattuti il faro, la torre dell’acquedotto, la chiesa e diverse case, insieme al pontile e agli impianti petroliferi annessi.
Sulla spiaggia si giocava a pallone, ma andava già diffondendosi – complici i sommergibilisti americani di base a Porto Corsini, nel 1918 – il gioco della pallavolo.
Si moltiplicano così anche le scampagnate di una giornata con a sera le grandi mangiate di pesce, ricordate anche nei Sonetti Romagnoli di Olindo Guerrini.
Dopo la grande guerra iniziò a fare spola il servizio del vaporetto che dalla Darsena di città in circa 1h portava i ravennati dal centro storico cittadino fino a Marina.
Poco dopo arrivò anche la prima corsa della corriera e per i fortunati l’automobile. Quest’ultimi dal 1961 poterono contare anche sul collegamento viario con la Statale 38 Romea. Fu veramente in quel momento che il mare entrò in gioco.
Fu in quel preciso periodo storico che nacque il concetto di “vacanza al mare”, così come oggi lo conosciamo e lo intendiamo .