Un tempo, migliaia e migliaia di pigne raccolte in autunno venivano distese sulle aie per essere battute con le mazze, al fine di aprirle e lasciarne uscire i prelibati frutti tra freschi profumi di resina.
Se oggi le pinete storiche rimaste nel Ravennate sono solo due – quella di San Vitale e quella di Classe, per un totale di 2.030 ettari – in passato la loro superficie era molto più estesa. I documenti storici datano l’origine delle pinete di pino domestico a Ravenna nel XII secolo.
All’epoca, i pinoli delle pinete di Ravenna non erano l’unico tesoro offerto da queste aree verdi. Dai pini venivano estratti anche la resina, il fumo di resina e la pece greca, usata dagli stampatori per produrre l’inchiostro. Il pinolo era il frutto più pregiato della pineta in virtù delle sue proprietà salutistiche: considerato un vero elisir per polmoni, reni e vescica, nel Seicento se ne faceva largo uso alimentare e gastronomico.
Per comprendere la sua importanza basti sapere che esisteva una rigida regolamentazione sui tempi di accesso alle pinete e sui periodi di raccolta del legno e dei frutti spontanei. Nel XVI e XVII secolo, quando i boschi appartenevano alle abbazie ravennati, il popolo aveva solo il diritto di pascolo, oltre a quello di caccia e pesca; lo sfruttamento economico vero e proprio delle pinete era appannaggio esclusivo dei monaci.
I pinoli romagnoli erano considerati a quei tempi i migliori d’Italia ed erano al centro di un fiorente commercio. L’estensione delle pinete ravennati a fine Settecento era di circa 7.000 ettari. Successivamente, a partire dalla soppressione degli ordini religiosi seguita alla Rivoluzione francese e con l’avanzare di superfici agricole meno dispendiose, la loro superficie venne ridotta.
La torta di pinoli dell’Artusi
Tra le ricette più note a base di questo frutto prelibato c’è la torta con i pinoli di cui Pellegrino Artusi svela la ricetta nel suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene (ricetta n. 582). “Una torta che alcuni pasticceri vendono a ruba – scrive l’Artusi – e che chi non è pratico di queste cose penserà che l’abbia inventata un dottore della Sorbona”.
Nella ricetta i pinoli sono l’ingrediente essenziale che va ad arricchire un impasto a base di semolino, latte, uova, burro e zucchero. Il risultato è una torta soffice e golosa in cui i pinoli regalano un tocco di rinfrescante aromaticità. Un dessert ideale per un pranzo di primavera che trova un connubio perfetto nei profumi della Romagna.