Nelle vicinanze del centro storico di Ravenna si trova il parcheggio di Torre Umbratica: un punto d’accesso per molti ravennati che lo usano quotidianamente, un luogo probabilmente sconosciuto per tutti gli altri, così importante durante l’Antichità, in virtù della sua vicinanza al circuito cittadino delle mura.
Alcuni monumenti di Ravenna, come le antiche mura, sono perfettamente integrati nel paesaggio contemporaneo.
Passeggiando, si rischia di non notare quelle che per moltissimi secoli costituirono le difese di una potente città, e che assieme alle paludi furono fondamentali per rallentare l’avanzamento dei nemici.
Oggi sono pochi i tratti conservati delle mura urbiche, iniziate dopo il 402, quando la corte imperiale d’Occidente scelse Ravenna come propria sede, e forse ultimate dal re Odoacre verso la fine del V secolo.
In questa zona, tra lunette ormai poco visibili, spicca la Posterula Vincileonis: un varco (ora murato) che fungeva da passaggio verso l’esterno per uno dei numerosi canali che attraversavano Ravenna nell’antichità. Si trattava di un sistema d’accesso alla città utilizzato anche per scambi commerciali in barca, rendendo la città una piccola “Venezia”.
La posterula Vincileonis è ricordata dallo storico Agnello (800-850 circa) nel IX secolo, all’interno del suo Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis.
L’autore, scrivendo dell’area sacra cittadina dedicata in età romana a Ercole, spiega: «La basilica suddetta si trova nella zona Ercolana. Viene detta Ercolana perché fu dedicata a Ercole, non lontana dalla porta Vincileone, così chiamata perché la costruì Vincilio».
Nel testo la posterula è ricordata come il luogo vicino al quale si ergeva la basilica Herculis, un sontuoso edificio restaurato per volere di Teoderico.
Agnello afferma che la costruzione della posterula sia da attribuire a Vincilio, dal quale prende il nome.
Queste antiche tracce evidenti nella città, che conviveva con la presenza di canali, paludi e del mare, sono finestre affacciate sul passato e aperte sulla nostra quotidianità. Ci ricordano una storia a volte celata, altre volte palese, troppo spesso ignorata o osservata soltanto dai turisti.