A Ravenna si possono trovare le tracce di molte fasi della cultura italiana, e sicuramente una di queste è quella che riguarda gli ultimi anni di vita di Dante Alighieri. A Ravenna però non sempre viene riconosciuto il ruolo che ha avuto come fonte di ispirazione per la Commedia.
Il poeta toscano trovò grande ispirazione nei molti luoghi che frequentò durante il suo soggiorno in città. Tra questi, ad esempio, è spesso ricordata la Pineta di Classe che troviamo al v. 2 del XXVIII canto del Purgatorio, dove viene descritta come “divina foresta spessa e viva“.
Molto presenti ma mai esplicitamente citati sono anche i mosaici bizantini che, oggi come allora, rendono Ravenna davvero unica in tutto il mondo.
A questo proposito, in passato non sono stati molti i critici danteschi che si sono accorti di questo importante legame, ma negli ultimi anni sono stati compiuti importanti passi avanti, a partire dall’opera di Corrado Ricci, uno tra i primi a mettere in luce questo aspetto.
Sono molti i mosaici all’interno della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo che sono stati stati fonte d’ispirazione per la Commedia dantesca.
La croce nel mosaico absidale di Sant’Apollinare in Classe
Tra le raffigurazioni che si possono riconoscere più facilmente nel testo dantesco, c’è sicuramente il mosaico dell’abside di Sant’Apollinare in Classe. Un grande disco gemmato contiene un cielo trapuntato di 99 stelle d’oro e una croce gemmata, al cui centro si trova il viso di Cristo.
Ecco i versi del canto XIV del Paradiso (97-104): le anime lo accolgono disponendosi a croce, e al centro campeggia Cristo:
Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra ’ poli del mondo
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
che fan giunture di quadranti in tondo.Qui vince la memoria mia lo ’ngegno;
ché quella croce lampeggiava Cristo
Le cupole del battistero Neoniano e degli Ariani
Nel canto X, Dante incontra un gruppo di beati che circondano lui e Beatrice, formando una corona di dodici anime. A questa, se ne aggiungerà una seconda nel canto XII, muovendosi coordinata alla prima.
Questa immagine potrebbe ricordare le due cupole dei famosi battisteri ravennati, il Neoniano e quello degli Ariani, dove sono raffigurati i dodici apostoli in cerchio: (Par. X, 64-66)
Io vidi più folgór vivi e vincenti
far di noi centro e di sé far corona,
più dolci in voce che in vista lucenti
Il ritratto di Giustiniano nella basilica di San Vitale
L’imperatore Giustiniano ha avuto un ruolo di spicco nel Paradiso dantesco: a lui è dedicato il canto politico della terza cantica, ossia il VI. Impossibile non pensare che Dante abbia spesso levato gli occhi al ritratto musivo dell’imperatore nella Basilica di San Vitale, dove si trova circondato dai suoi fedeli.
Cesare fui e son Iustinïano,
che, per voler del primo amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano.
La sfilata di Vergini e Santi a Sant’Apollinare Nuovo
Nel XXIX canto del Purgatorio, Dante scrive di una grande processione che anticipa l’arrivo della sua amata Beatrice nel Paradiso Terrestre. Descrive ventiquattro signori vestiti di bianco coronati di fiordaliso. Cosa ci può venire in mente, se non la decorazione delle pareti di Sant’Apollinare Nuovo?
Lì si trovano infatti dodici figure femminili a sinistra, come vergini in processione, e altrettanti uomini sulla destra, rappresentanti dei santi.
Queste terzine sembrano dar loro vita:
Sotto così bel ciel com’io diviso,
ventiquattro seniori, a due a due,
coronati venien di fiordaliso.Tutti cantavan: “Benedicta tue
ne le figlie d’Adamo, e benedette
sieno in etterno le bellezze tue!”.