La Basilica di San Vitale non ha certo bisogno di presentazioni: la fama della sua bellezza la precede. Le tessere dei suoi mosaici hanno incantato poeti e artisti da tutto il mondo, da Dante a Dario Fo, a Klimt. Ma c’è un dettaglio del suo interno che, sebbene sia meno conosciuto, conquista l’attenzione di ogni visitatore.
Nell’area ottagonale al centro della basilica si può ammirare nella pavimentazione la rappresentazione di un labirinto a forma circolare, che parte dalla figura di una conchiglia. Questi due simboli, comuni nell’iconografia cattolica, sono però rarissimi insieme.
I labirinti hanno sempre un grande fascino. La loro trama geometrica invita l’osservatore alla riflessione.
Questo labirinto, però, non è uno di quelli in cui ci si smarrisce: questo è un labirinto unicursale, dove il percorso è determinato e unisce la conchiglia al centro della trama. Sapreste spiegarne il motivo?
Il labirinto, nella simbologia cristiana, rappresenta il pellegrinaggio delle anime in Terra Santa.
Il centro rappresenta la meta e l’intimità dei rapporti con il divino, vale a dire il fine ultimo della peregrinazione del fedele. Il suo messaggio è rafforzato dall’immagine della conchiglia, simbolo del pellegrinaggio per eccellenza.
Dato che la basilica risale al VI secolo, alcuni lo considerano uno dei labirinti più antichi di Europa. Gli esperti però sostengono che risalga al XV o XVI secolo, o che in quel periodo abbia subito modifiche.
Durante uno dei viaggi che Klimt intraprese a Ravenna, l’artista scrisse alla madre una lettera in cui descriveva proprio questa opera d’arte:
C’è un labirinto raffigurato sul pavimento di fronte all’altare: è un percorso di purificazione che conduce al centro del tempio e che quando lo si percorre fa sentire più leggeri.
Se l’ha detto Klimt, noi ci fidiamo. E voi, avete provato a percorrerlo?