Veniamo quotidianamente subissati da immagini: i nostri occhi si riempiono di forme, colori, luci. Ma che cosa resta davvero impresso nella nostra memoria?
Ciò che sa distinguersi dal restante marasma delle cose, che sa colpire allo stomaco e restare impresso è l’Arte.
È arduo definire un concetto così ampio, e non si può arrivare a una risposta assoluta e definitiva, ma io credo che un’opera d’arte, per essere ritenuta tale, non debba tanto essere bella – che non vuol dire niente! – ma sapersi fare portatrice di un messaggio forte.
Beh, non prendetemi alla lettera! Non necessariamente un artista vuole sempre comunicare qualcosa. Alcune opere non vogliono dire proprio niente, ma anche se fosse un artista non deve sentirsi tenuto a spiegare o a giustificare alcunché.
Quindi, cosa intendo quando scrivo che un’opera d’arte deve saper portare un messaggio? Provo a spiegarmi meglio.
Un’opera è efficace se suscita in noi l’istinto e il desiderio di instaurare un dialogo con essa. La vediamo, ci colpisce e vorremmo che ci dicesse di più.
In noi si insinua una sorta di dubbio. Cominciamo a osservarla, nella speranza di trovare le risposte che stiamo cercando e… Ecco: questo è il forte messaggio che un’opera potente deve veicolare o generare.
Dico questo perché ci sono delle sculture a Ravenna che sono un esempio perfetto di quello che sto cercando di spiegare.
Sto parlando delle opere di Davide Rivalta, artista bolognese che popola le città di tutto il mondo con massicci animali, collocandoli nei posti più impensati.
Cosa ci fanno, infatti, i Gorilla al Palazzo di Giustizia di Ravenna?
La straordinaria forza di questi bronzi sta proprio nella sorpresa che coglie l’avventore quando li scopre nel cortile del Palazzo, senza aspettarselo.
Il realismo delle figure, la loro stazza e l’evidenza della loro presenza contrasta con il contesto, creando un effetto straniante, a tratti ironico.
I Gorilla (Occulti latices), installati nel 2002, colpiscono perché evocano l’idea della primordialità e della condizione naturale del regno animale in un luogo istituzionale, formale, e anche piuttosto austero. È la loro totale estraneità rispetto al contesto che ci porta ad interrogarci sul messaggio di cui si fanno portatori.
Oltre ai Gorilla di Occulti latices, la città di Ravenna ospita permanentemente altre opere di Rivalta.
Dal 2008, in una delle sale dell’Autorità Portuale campeggiano su una parete le sagome in grafite dei Rinoceronti: il tratto grafico dell’artista sa dare ai suoi disegni lo stesso senso di consistenza che hanno le sue sculture.
Davanti alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe, invece, stanziano sull’erba cinque grandi bufale in bronzo che sembrano muoversi verso l’ingresso della chiesa, mentre al Museo Nazionale di Ravenna si aggira tra le sale espositive un branco di lupi di stupefacente fattura.
Nella galleria sottostante, trovate anche alcune foto dall’esposizione di Terre Promesse, realizzata dall’artista in città tra il 2012 e il 2013, portando in varie sedi di Ravenna sculture raffiguranti cavalli, asini e… lupi.