PUNTE ALBERETE è una zona umida di acqua dolce estesa su circa 190 ettari di territorio ancora caratterizzato da un’antica geomorfologia.
L’alternanza di “staggi” più rilevati e zone “basse” tipici di quest’area, costituisce una foresta allagata di grande suggestione, uno degli ultimi esempi ancora esistenti nel sud Europa.
Delimitata a nord dal tratto finale del fiume Lamone e sul lato orientale dalla grande Pineta di San Vitale, si trova a circa 10 km a nord di Ravenna sul lato occidentale rispetto alla SS 309 “Romea”.
È servita da un ampio parcheggio che permette l’accesso all’ingresso principale da utilizzare per la visita all’oasi.
Cosa vedere
L’oasi è un suggestivo alternarsi di bosco igrofilo, praterie sommerse e spazi aperti. I bacini d’acqua sono circondati da fitti canneti e il percorso offre affascinanti scorci su ambienti palustri di varie dimensioni, in grado di generare forti suggestioni sul visitatore.
Oltre alla canna di palude, un tempo risorsa fondamentale dell’economia locale che qui veniva raccolta e trasportata nei villaggi per essere lavorata, la cornice alle piccole e grandi vedute è spesso un mosaico di giunchi, carici, gigli di palude, in relazione al ciclo stagionale e vegetativo.
Altri elementi di naturalità che rendono il paesaggio unico sono i vetusti alberi caduti, che a loro volta costituiscono un habitat per specie protette e su cui si posano gli uccelli acquatici per cacciare o riposare.
Punte Alberete ospita moltissime specie di uccelli, dai piccoli ed elusivi passeriformi delle zone umide (tra cui usignolo di fiume, cannaiola, cannareccione) ai più appariscenti uccelli coloniali (aironi di tutte le specie europee, ibis, spatola), senza dimenticare che tra le varie specie di anatre, qui nidifica la rara moretta tabaccata. Tutto ciò rende questo luogo, e la vicina Valle Mandriole un vero e proprio paradiso del birdwatching.
L’ambiente è abitato da numerosi rettili di grande interesse conservazionistico, tra cui la rara testuggine palustre e il saettone, e un mondo di invertebrati, come ad esempio la bellissima farfalla zerinzia polissena, le cui ali ricordano un merletto bianco e nero con macchie rosse e azzurre e il cui bruco si nutre di una sola pianta, l’aristolochia, che cresce ai margini di alcuni sentieri.
Un’area protetta
Questo biotopo, di estrema importanza nel sistema delle zone protette dell’Emilia Romagna e nella Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, fu sottratto alle ultime bonifiche già programmate negli anni ’60 del secolo scorso.
Il vincolo di protezione fu reso possibile grazie all’impegno di un piccolo gruppo di persone, composto sia da cacciatori che appassionati di natura del WWF, tutti consapevoli dell’unicità del sito, che fecero fronte comune sostenendo a gran voce le iniziative promosse da Eros Stinchi presso l’allora Laboratorio di Zoologia applicato alla Caccia (ora ISPRA).