Che la bella e intrigante TEODORA abbia usato il proprio corpo e il proprio fascino per sedurre il futuro Imperatore GIUSTINIANO, non abbiamo motivo di dubitare.
Né lo ha fatto alcuno storico, fino alla fine dell’Ottocento: “Con lei la prostituzione è salita al trono” scriverà Montesquieu.
Procopio, d’altronde, sul mestiere svolto da Teodora nella prima giovinezza, aveva fornito una serie di dettagli di una precisione tale da non poterli né equivocare né ritenere inventati. Tuttavia lo stesso aveva apertamente tralasciato di testimoniare che, dall’epoca del matrimonio con Giustiniano in poi, la condotta dell’imperatrice fu irreprensibile e che Giustiniano non era né succube della moglie né soggiogato dal suo fascino, ma un uomo che agiva e pensava in perfetta sintonia con la sua sposa di cui nutriva un profondo rispetto.
Fu costante il desiderio di Giustiniano di associarla ai suoi trionfi militari e agli splendori del regno. Nelle occasioni più importanti, Giustiniano consultava sempre la consorte che “Dio le aveva dato in dono” (Teodora = Dono di Dio).
Procopio tralascerà anche di menzionare l’importantissimo ruolo svolto da Teodora durante la rivolta di Nika del 532 d.C. che, senza il suo pronto e decisivo intervento, avrebbe avuto esiti alquanto drammatici. Si trattò di una rivolta popolare conseguente all’inasprimento fiscale voluto da Giustiniano per finanziare i suoi progetti di conquista.
La sommossa fu portata avanti dalle due tifoserie dell’Ippodromo, i Verdi e gli Azzurri, che si coalizzarono contro l’Imperatore e i suoi corrotti funzionari. Costantinopoli fu messa a ferro e fuoco, i ribelli devastarono anche il vestibolo del Palazzo Imperiale e la Basilica di Santa Sofia, Giustiniano in preda al panico, pensò allora di fuggire.
Fu soltanto grazie all’intervento di Teodora che la situazione non precipitò. L’Imperatrice tenne in Senato un discorso così fiero che portò il marito a desistere dal suo intento. “Quand’anche l’unica salvezza stesse nella fuga, io non fuggirò. Terrò fede all’antico detto per cui la porpora è il miglior sudario”. Giustiniano non solo non fuggì ma diede vita ad una durissima repressione affidata ai due generali Belisario e Narsete. Sedata la rivolta, Santa Sofia venne ricostruita nelle sue vesti attuali in soli 5 anni.
L’immagine e il ruolo di Teodora saranno riabilitati solo in età contemporanea. La recente storiografia ha rivalutato l’immagine della moglie di Giustiniano prendendo spunto da fonti coeve, ben diverse da quelle di Procopio, che attestavano, ad esempio, la sensibilità dell’Imperatrice ai problemi e alle difficoltà delle categorie più deboli, specie delle donne.
Giustiniano, nel Corpus Iuris Civilis, base del diritto occidentale moderno, promulgherà una serie di leggi, probabilmente per influsso diretto della moglie, volte a regolamentare il diritto matrimoniale, migliorando sensibilmente la condizione femminile.
Teodora morirà nel 548, un anno dopo la consacrazione della Basilica di San Vitale di Ravenna che conserva il suo famosissimo ritratto in mosaico, all’età di 48 anni lasciando Giustiniano solo e smarrito. Teodora morirà probabilmente con il rimpianto di non aver potuto dare eredi a quell’immenso Impero che anche lei aveva contribuito a creare.