Dante trovò a Ravenna il suo ultimo rifugio, dove riparò all’esilio da Firenze cui era stato condannato per motivi politici.
Fu ospite di Guido Novello Da Polenta, che gli fornì una casa e incoraggiò la scrittura delle sue opere.
Alla sua morte fu celebrato il funerale nella Basilica di San Francesco. Il poeta fu sepolto in un sarcofago collocato all’esterno della basilica, accanto alle mura del convento dei Francescani.
Trascorsi due secoli, i Fiorentini iniziarono a reclamare i resti del poeta.
Nel 1519 papa Leone X autorizzò le richieste dell’Accademia Medicea per trasferire le ossa di Dante. Ma quando i delegati dell’Accademia aprirono il sarcofago dantesco lo trovarono vuoto.
Furono i frati francescani ad aver fatto sparire le ossa del Poeta. I frati le tennero celate all’interno del convento, quando nel 1677 furono collocate in una cassetta di legno per volere del priore.
Nel 1810, a causa delle leggi napoleoniche, i frati dovettero lasciare il convento, ma prima si premurarono di nascondere la cassetta in una porta murata del Quadrarco di Braccioforte.
Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, la cassetta fu nascosta per proteggere le reliquie dagli attacchi avversari.