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Luoghi, i personaggi e le storie che raccontano l’anima autentica di Ravenna

Lord Byron a Palazzo Guiccioli

Foto della prima sala del Museo Byron.

Tra tutti gli illustri abitanti che vissero a Palazzo Guiccioli, oggi meravigliosa sede del Museo Byron e del Museo del Risorgimento, il più eccentrico è stato senza dubbio Lord George Byron (1788-1824).

Poeta dal successo straordinario, amato e odiato dai suoi contemporanei, il 2 aprile 1819 conobbe, nel salotto veneziano della contessa Marina Querini Benzon, una giovane ravennate: Teresa Gamba.

In quel periodo Byron era stanco della vita sfrenata condotta a Venezia, si sentiva “scialbo”, disilluso e poco incline a nuove conoscenze. Teresa, ventenne, con grandi occhi dolci, fluenti riccioli castani, colta, estroversa e spontanea, non aveva voglia di partecipare a quel ricevimento.

Eppure, la scintilla scoccò: galeotti furono Dante e Petrarca. C’era però un dettaglio. Teresa era sposata con Alessandro Guiccioli, quasi sessantenne, un potentissimo esponente dell’aristocrazia terriera che era stato uomo di fiducia di Napoleone Bonaparte.

Busts of Teresa Gamba Guiccioli and Lord Byron, preserved in the Byron Museum.
I busti di Teresa Gamba Guiccioli e Lord Byron, oggi al Museo Byron | Foto © finestresullarte.it

Qualche mese dopo il loro incontro, Lord Byron venne in fretta a Ravenna su richiesta del conte Ruggero Gamba. Teresa, durante il viaggio di ritorno a casa, si era ammalata: era provata dalla febbre e dalla nostalgia per il suo amato.

La singolare carrozza di Byron, del tutto simile a una posseduta da Napoleone, fece il suo ingresso a Ravenna il 10 giugno 1819. Per un breve periodo, il poeta soggiornò presso casa Rizzetti, dove oggi si trova la Biblioteca Oriani, vicino a Piazza San Francesco e pochi passi dalla Tomba di Dante.

Lo studiolo di Byron a Palazzo Guiccioli

A partire dal 20 febbraio 1820 Byron si spostò a Palazzo Guiccioli, dimora dei coniugi, come affittuario e Cavalier Servente della contessa.

Dopo il divorzio tra Teresa e il conte, avvenuto nel luglio dello stesso anno, la giovane fu costretta a tornare nella casa paterna. Invece Byron rimase a Palazzo fino al 29 ottobre 1821, giorno in cui fu costretto a fuggire in fretta e furia, denunciato da Alessandro Guiccioli.

Gli furono riservate cinque stanze al piano nobile. Non è certo come fosse strutturato il suo appartamento, ma è sicura l’identificazione del suo studiolo, affacciato su via Cavour. Grazie ai recenti restauri sono tornati alla luce alcuni affreschi commissionati dal poeta stesso. Sono copie della Venere di Urbino e della Danae di Tiziano.

Foto dello studiolo di Byron a palazzo Guiccioli.
Ravenna, Studiolo di Byron, Palazzo Guiccioli Ravenna ph.-Emanuele Rambaldi, Castrocaro 2024.

Nel suo Diario ravennate, il 9 gennaio 1821 Byron scrive:

“Ordinati i cavalli, ma essendosi presentato Lega per dirmi che il pittore ha ultimato il dipinto a fresco nella stanza cui ha lavorato negli ultimi tempi, sono andato a vederlo prima di uscire.
Tutto sommato, il pittore non se l’è cavata male nel copiare le tavole di Tiziano e compagnia”.

Con un po’ di fantasia, possiamo immaginare l’atmosfera di allora e il poeta chino al suo scrittoio mentre creava i suoi capolavori come i Due Foscari, Sardanapalo o il Marin Faliero.

Una selvaggia compagnia

Se fossimo stati ospiti del palazzo, come Percy Bysshe Shelley nel 1820, non ci saremmo stupiti se salendo le scale ci avesse accolto una volpe, o se dalla corte, o dalle cantine, avessero risuonato versi selvaggi. Byron era un grande amante degli animali e non si spostava mai senza di loro.

Shelley scrisse alla moglie Mary che a Palazzo c’erano:

“Dieci cavalli, otto cani enormi, tre scimmie, cinque gatti, un’aquila, una cornacchia, un falcone — e tutte queste bestie, eccetto i cavalli, giravano liberamente per la casa […]”

Foto della corte interna di Palazzo Guiccioli a Ravenna
Ravenna, corte interna di Palazzo Guiccioli, ph. Emanuele Rambaldi Castrocaro.

L’amore per la libertà

Le giornate di Byron a Palazzo Guiccioli, a volte ammantate di malinconia e mal di stomaco, che combatteva con l’acqua di Selz, erano animate da una seconda crescente passione, oltre a quella per Teresa: quella per la Carboneria.

Nel suo Diario ravennate Byron annota le frequenti visite sia di Pietro, sia di Ruggero Gamba, fratello e padre di Teresa, che lo aggiornavano su imminenti, ma mai realizzati, attacchi dei Carbonari. Il Lord acconsentì a trasformare le cantine del palazzo in un deposito di armi, che sovvenzionò di tasca propria.

Il trasporto verso i sentimenti di libertà e autodeterminazione dei popoli, insieme all’idea che il poeta dovesse avere un ruolo di guida, lo incoraggiarono al viaggio verso la Grecia in guerra, dove troverà la morte il 19 aprile del 1824.

Foto della prima sala del Museo Byron.
Ravenna, una sala del Museo Byron, ph. Emanuele Rambaldi, Castrocaro, 2024.

Lord Byron a Palazzo Guiccioli subì una grande metamorfosi: vi entrò come uomo d’arte, romantico, ribelle e passionale per poi uscirne da aristocratico generoso e coraggioso, che sosteneva prima gli amici italiani, poi i greci, sacrificandosi per il loro sogno di libertà.

“Che cos’è la poesia? Il sentimento di un mondo passato e futuro.”

Tra tutti gli illustri abitanti che vissero a Palazzo Guiccioli, oggi meravigliosa sede del Museo Byron e del Museo del Risorgimento, il più eccentrico è stato senza dubbio Lord George Byron (1788-1824). Poeta dal successo straordinario, amato e odiato dai suoi contemporanei, il 2 aprile 1819 conobbe, nel salotto veneziano della contessa Marina Querini Benzon, una giovane ravennate: Teresa Gamba. In quel periodo Byron era stanco della vita sfrenata condotta a Venezia, si sentiva "scialbo", disilluso e poco incline a nuove conoscenze. Teresa, ventenne, con grandi occhi dolci, fluenti riccioli castani, colta, estroversa e spontanea, non aveva voglia di partecipare a quel ricevimento. Eppure, la scintilla scoccò: galeotti furono Dante e Petrarca. C’era però un dettaglio. Teresa era sposata con Alessandro Guiccioli, quasi sessantenne, un potentissimo esponente dell’aristocrazia terriera che era stato uomo di fiducia di Napoleone Bonaparte.

Busts of Teresa Gamba Guiccioli and Lord Byron, preserved in the Byron Museum.
I busti di Teresa Gamba Guiccioli e Lord Byron, oggi al Museo Byron | Foto © finestresullarte.it
Qualche mese dopo il loro incontro, Lord Byron venne in fretta a Ravenna su richiesta del conte Ruggero Gamba. Teresa, durante il viaggio di ritorno a casa, si era ammalata: era provata dalla febbre e dalla nostalgia per il suo amato. La singolare carrozza di Byron, del tutto simile a una posseduta da Napoleone, fece il suo ingresso a Ravenna il 10 giugno 1819. Per un breve periodo, il poeta soggiornò presso casa Rizzetti, dove oggi si trova la Biblioteca Oriani, vicino a Piazza San Francesco e pochi passi dalla Tomba di Dante.

Lo studiolo di Byron a Palazzo Guiccioli

A partire dal 20 febbraio 1820 Byron si spostò a Palazzo Guiccioli, dimora dei coniugi, come affittuario e Cavalier Servente della contessa.

Dopo il divorzio tra Teresa e il conte, avvenuto nel luglio dello stesso anno, la giovane fu costretta a tornare nella casa paterna. Invece Byron rimase a Palazzo fino al 29 ottobre 1821, giorno in cui fu costretto a fuggire in fretta e furia, denunciato da Alessandro Guiccioli.

Gli furono riservate cinque stanze al piano nobile. Non è certo come fosse strutturato il suo appartamento, ma è sicura l’identificazione del suo studiolo, affacciato su via Cavour. Grazie ai recenti restauri sono tornati alla luce alcuni affreschi commissionati dal poeta stesso. Sono copie della Venere di Urbino e della Danae di Tiziano.
Foto dello studiolo di Byron a palazzo Guiccioli.
Ravenna, Studiolo di Byron, Palazzo Guiccioli Ravenna ph.-Emanuele Rambaldi, Castrocaro 2024.

Nel suo Diario ravennate, il 9 gennaio 1821 Byron scrive:

“Ordinati i cavalli, ma essendosi presentato Lega per dirmi che il pittore ha ultimato il dipinto a fresco nella stanza cui ha lavorato negli ultimi tempi, sono andato a vederlo prima di uscire. Tutto sommato, il pittore non se l’è cavata male nel copiare le tavole di Tiziano e compagnia”.

Con un po' di fantasia, possiamo immaginare l'atmosfera di allora e il poeta chino al suo scrittoio mentre creava i suoi capolavori come i Due Foscari, Sardanapalo o il Marin Faliero.

Una selvaggia compagnia

Se fossimo stati ospiti del palazzo, come Percy Bysshe Shelley nel 1820, non ci saremmo stupiti se salendo le scale ci avesse accolto una volpe, o se dalla corte, o dalle cantine, avessero risuonato versi selvaggi. Byron era un grande amante degli animali e non si spostava mai senza di loro. Shelley scrisse alla moglie Mary che a Palazzo c’erano:

“Dieci cavalli, otto cani enormi, tre scimmie, cinque gatti, un’aquila, una cornacchia, un falcone — e tutte queste bestie, eccetto i cavalli, giravano liberamente per la casa [...]”

Foto della corte interna di Palazzo Guiccioli a Ravenna
Ravenna, corte interna di Palazzo Guiccioli, ph. Emanuele Rambaldi Castrocaro.

L’amore per la libertà

Le giornate di Byron a Palazzo Guiccioli, a volte ammantate di malinconia e mal di stomaco, che combatteva con l'acqua di Selz, erano animate da una seconda crescente passione, oltre a quella per Teresa: quella per la Carboneria. Nel suo Diario ravennate Byron annota le frequenti visite sia di Pietro, sia di Ruggero Gamba, fratello e padre di Teresa, che lo aggiornavano su imminenti, ma mai realizzati, attacchi dei Carbonari. Il Lord acconsentì a trasformare le cantine del palazzo in un deposito di armi, che sovvenzionò di tasca propria. Il trasporto verso i sentimenti di libertà e autodeterminazione dei popoli, insieme all'idea che il poeta dovesse avere un ruolo di guida, lo incoraggiarono al viaggio verso la Grecia in guerra, dove troverà la morte il 19 aprile del 1824.
Foto della prima sala del Museo Byron.
Ravenna, una sala del Museo Byron, ph. Emanuele Rambaldi, Castrocaro, 2024.
Lord Byron a Palazzo Guiccioli subì una grande metamorfosi: vi entrò come uomo d'arte, romantico, ribelle e passionale per poi uscirne da aristocratico generoso e coraggioso, che sosteneva prima gli amici italiani, poi i greci, sacrificandosi per il loro sogno di libertà.

"Che cos'è la poesia? Il sentimento di un mondo passato e futuro."

By the Local Editorial Staff
E-mail: turismo@comune.ravenna.it

Publication date:14 April 2025
Revision date:14 April 2025

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