Non tutti sanno che nel complesso monumentale della basilica di San Vitale, dove oggi si trova il Museo Nazionale di Ravenna, si trovava un monastero benedettino cassinese. Era il più potente della città e godeva di un patrimonio fondiario di donazioni. Dopo la soppressione in epoca napoleonica, il monastero divenne di proprietà militare.
Il Museo nacque tra il 1877 e il 1889 grazie allo scultore ravennate Enrico Pazzi. Il Museo fu tramutato nel 1885 in Nazionale. Inizialmente fu allestito nell’abbazia di Classe e nel 1910 si trasferì all’abbazia di San Vitale, la sua sede odierna.
Le collezioni del Museo Nazionale di Ravenna
Il Museo Nazionale si Ravenna si articola lungo tre chiostri originari di quello che era il monastero benedettino. In questo piano si trovano reperti di epoca romana; la scultura sepolcrale più celebre è il Bassorilievo di Augusto, la più ricca documentazione di Ravenna romana.
Andando avanti si può osservare una raccolta di capitelli e altri manufatti del X-XII secolo. Oltre tutto, si trova l’importante ciclo di affreschi del ‘300 dipinti da Pietro da Rimini, provenienti dal complesso conventuale di Santa Chiara (attuale Teatro Rasi).
Al piano superiore si trovano numerose collezioni eterogenee. C’è la collezione di bronzetti e placchette, che fanno parte del nucleo più antico del Museo. Proseguendo nelle sale, vi imbatterete in collezioni di avori, tessuti antichi e oggetti sacri prevenienti dalle abbazie.
Tra tanti dettagli della Ravenna antica, spicca un’opera contemporanea che sorprende sempre i visitatori. Sto parlando dei lupi di Davide Rivalta, artista che ha portato il suo bestiario nei luoghi più impensati.
Come ogni buon museo, anche questo lascia gli avventori un po’ più ricchi di quando sono entrati. Se vi lascerete guidare, i dettagli delle sue collezioni vi porteranno attraverso tutte le storie che hanno da raccontare.