Il più antico documento che parla di Sant’Apollinare risale a Pietro Crisologo; nel Sermone 128 Apollinare è ricordato come il primo vescovo della chiesa ravennate e martire: egli fu «l’unico che adornò questa Chiesa locale con l’eccelso nome del martirio».
La Passio Sancti Apollinaris è un documento agiografico importantissimo che permette di ricostruire la vita e l’iconografia del protovescovo ravennate.
Secondo la tradizione, Sant’Apollinare sarebbe originario di Antiochia, città che avrebbe lasciato, insieme all’apostolo Pietro, per recarsi a Roma.
Da lì, l’Apostolo, lo avrebbe poi inviato a Ravenna ad annunciare il Vangelo tra i pagani:
«Il beato Pietro disse al suo discepolo Apollinare: “Tu che siedi con noi, ecco che sei istruito su tutto quello che ha fatto Gesù. Alzati e ricevi lo Spirito Santo, e recati nella città che si chiama Ravenna. Predica a essi il nome di Gesù e non aver paura. Tu sai bene chi sia veramente il Figlio di Dio che restituì la vita ai morti e porse la medicina agli ammalati”. E dopo molte parole l’apostolo Pietro disse: “Il Signore nostro Gesù mandi il suo angelo che prepari la tua strada e ti conceda quanto avrai chiesto”. E baciandolo lo congedò».
La Passio registra l’attività missionaria del Santo anche nell’Emilia e infine in Tracia, presentando così la figura di Sant’Apollinare come quella di un evangelizzatore itinerante.
Il ritorno a Ravenna segna l’ultima parte di vita del Santo: il testo riporta gli ultimi miracoli compiuti prima di subire il martirio per mano dei pagani, non lontano dalla città di Classe, luogo dove verrà sepolto «in un’arca di sasso».
Sul luogo della sua sepoltura sorse la straordinaria basilica che ancora oggi ammiriamo, nella quale la sua figura risplende nel mosaico absidale: il Santo è rappresentato nella classica posa dell’orante con le braccia alzate e le palme delle mani rivolte al cielo, in un atteggiamento di totale fiducia in Dio.
Un’iscrizione latina ne ricorda il nome e la santità: Sanctus Apolenaris.
Accanto a lui è convocata la chiesa di Ravenna, il suo gregge, evocato da dodici agnelli.
Sant’Apollinare, come ebbe a scrivere Pietro Crisologo, è ricordato «come il buon pastore fa sorveglianza in mezzo al suo gregge».