Questo porto ci dicono Cangiano
perché andando da qui si va a Marina…
dai “Sonetti Romagnoli” di Olindo Guerrini.
Ravenna, da “città di acque correnti” situata al centro di una laguna viva, si è trasformata progressivamente in una “città di terra”.
Consapevole dell’importanza di non interrompere questo rapporto, la città si è dotata di un cordone ombelicale che la collegasse all’Adriatico, al mondo.
È questa, in sintesi, la storia dei porti di Ravenna.
Dal porto militare di Classe di età augustea a quello commerciale di epoca tardoantica, al Porto Candiano, fino all’attuale canale naviglio Corsini voluto dal Cardinale Giulio Alberoni.
Questa trasformazione è avvenuta tra il 1735 e il 1740. Fino ad allora, Ravenna era una città dove la presenza dell’acqua era stata massiccia.
L’acqua venne definitivamente allontanata dalla città nella prima metà del XVIII secolo in seguito alla diversione dei fiumi Ronco e Montone negli attuali Fiumi Uniti e alla costruzione di Porto Corsini (l’attuale Marina di Ravenna).
Con l’unificazione italiana (1861) e la costruzione della rete ferroviaria (1863), Porto Corsini divenne uno dei luoghi strategici per l’economia ravennate.
Il riconoscimento di Porto Corsini come “porto nazionale”, voluto da Luigi Carlo Farini nel 1860, costituì la premessa alle opere di allargamento del canale a partire dal 1870.
Inoltre, si insediarono una serie di magazzini che costituirono il primo nucleo di un comparto manifatturiero destinato a crescere.
Sul braccio interno del canale, si trovava la Darsena dei velieri, ove furono costruiti i magazzini del porto d’epoca settecentesca che Marco Fantuzzi, il magistrato illuminato di Ravenna, fece costruire su progetto di Camillo Morigia.
La Darsena dei velieri, colpita dai bombardamenti del 1944, venne tombata nel Secondo Dopoguerra e dagli anni settanta i traffici marittimi si spostarono alle nuove Darsene San Vitale e alla penisola Trattaroli.
La Dogana ha avuto diverse collocazioni. Inizialmente la Regia Dogana era ubicata in testa Candiano, poi nel 1930 fu inaugurata una nuova sede, di fianco alla Capitaneria di Porto. Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale fu ricostruita dal lato opposto del Candiano..
Quasi tutte donne erano anche le dipendenti della “Società Conserve Alimentari Conti, Calda & C.”, più nota come “Pandurera”. Inizialmente si trattava di una raffineria di zolfo, ma ebbe vita brevissima, tant’è che si riconvertì in fabbrica di conserve.
Oggi Ravenna non è più una città d’acqua, il mare si è ritirato a causa dei sedimenti depositati dal Po, le acque toccano la città solo presso la Darsena.
Quest’area emerge come un luogo che possiede tutte le potenzialità di una “cerniera” fra il centro storico di Ravenna e il litorale e che per questo andrebbe il più possibile valorizzata.