PORTA NUOVA è considerata una delle più belle porte di accesso alla città di Ravenna.
Sorge sul lato sud della città al termine di Via di Roma, da dove si diparte la strada in direzione di Rimini, oggi Via Cesarea.
Fu costruita nel 1580, a pochi metri dalla preesistente Porta di San Lorenzo (i cui resti sono ancora in parte visibili nell’entrata di un condominio), in occasione dell’inaugurazione di un nuovo ponte in legno sul fiume Ronco, che qui scorreva parallelo alle mura.
In onore di papa Gregorio XIII, allora regnante, la porta fu denominata “Gregoriana”, ma, per tutti i ravennati rimase semplicemente Porta Nuova.
Nel 1653, in occasione di un’importante operazione che portava a ridosso delle mura la costruzione di un nuovo canale di collegamento con il mare, la porta fu oggetto di restauro per opera del cardinale Giovanni Stefano Donghi.
Il canale detto Panfilio, in onore del Papa allora regnante, Innocenzo X Pamphili, assegnò un nuovo nome all’ingresso cittadino (Porta Panfilia). In quell’occasione la porta veniva elevata in altezza con un attico in pietra d’Istria.
Dopo l’Unità d’Italia fu anche chiamata Porta Garibaldi, a causa dell’omonima via che la attraversava. Tuttavia, sebbene rinominata più volte, la denominazione più diffusa rimase quella ufficiosa di Porta Nuova.
Tra il 1883 e il 1929 sotto questo ingresso cittadino transitava la tranvia Forlì-Ravenna che proseguiva verso Forlì attraverso Via Ravegnana (vedi focus).
Il 4 dicembre 1944 passarono sotto questa porta le prime truppe alleate che entrarono in Ravenna e pochi giorni dopo, in occasione della cerimonia ufficiale, vi entrò anche la banda canadese degli Irish Regiment di Toronto al suono delle cornamuse.
La porta è decorata con preziosi marmi e il fornice è incorniciato da due colonne di granito bigio con capitelli corinzi che sorreggono una trabeazione marmorea.
A coronamento dell’attico, affiancata da due cornucopie, vi è l’arma di Papa Innocenzo X, composta da una colomba con ramo di ulivo nel becco simbolo di pace. Sopra la colomba sono scolpiti tre gigli attraversati da aste.
Nel 1997 all’interno della porta è stata affissa una lastra di marmo commemorativa in occasione del 53° avversario della Liberazione, mentre sulla facciata interna sono state aggiunte due piccole lapidi commemorative in onore di due patrioti: Francesco Segurini e Mario Montanari, morti rispettivamente nel 1921 e nel 1944.