PORTA GAZA (o Porta dei Preti detta Gazza) si trova a sud della città, in prossimità dell’attuale Via Circonvallazione al Molino.
Il primo riferimento alla porta risale al 1186, ma probabilmente la struttura è di origine più antica. La struttura infatti si inserisce nel punto in cui le nuove mura dovute all’ampliamento della città da parte dell’imperatore Valentiniano III (V secolo d.C.) si innescavano in quelle più antiche dell’oppidum romano.
Molti documenti attestano che tale ingresso si chiamasse così per essere stata precedentemente una porta del castellum dei Gazi, le cui attestazioni sono alquanto incerte e nebulose (vedi focus).
A differenza però di tutte le altre porte della città, questo ingresso è stato per secoli proprietà dell’arcivescovo e difatti usato per sole esigenze della Curia.
Sappiamo comunque per certo che nel 1338 l’arcivescovo Francesco Michiel concesse in enfiteusi il cosiddetto “quartiere gazo” a Raniero (figlio del Conte di Cunnio), con l’obbligo di prendersi cura personalmente di questo tratto di fortificazione.
La porta fu chiusa a fine Cinquecento e quindi ricostruita ad “ornamento e beneficio della città” nel 1750 per ordine dell’arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli, come risulta dall’epigrafe al di sopra dell’arco.
Rimasta a lungo inutilizzata, con L’unità d’Italia passò in mano al demanio militare che vi costruì a fianco una polveriera, in seguito adattata a colombaia.
Danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, fu restaurata attorno agli ’60 del secolo scorso secondo l’immagine che ha ancora oggi.
La porta è in mattoni, tranne che per alcuni elementi decorativi in marmo: le cornici dell’attico e delle due ali laterali, i capitelli, la chiave di volta dell’arco, al cui interno si trovano i monogrammi di Maria e di Gesù.
Il basamento è costituito da calcare bianco e calcare fossile. Un coronamento in muratura incorniciato da una fascia di materiale diverso, con al centro l’epigrafe dell’arcivescovo, conclude la composizione.