Legata agli avvenimenti storici della metà dell’Ottocento, la FATTORIA GUICCIOLI di Mandriole altro non è che una casa colonica posta nella campagna a metà strada tra Casalborsetti e Sant’Alberto, nell’area meridionale delle Valli di Comacchio.
L’evento storico che la resa famosa si riconduce nuovamente alle vicende di Giuseppe Garibaldi e il suo passaggio in Romagna, durante quella rocambolesca fuga a seguito della caduta della Repubblica Romana.
Qui nel 1849 trovò rifugio assieme alla compagna Anita. In questo luogo, stremata dalla malattia e dalla fuga, morì il 4 agosto di quello stesso anno.
La morte di Anita Garibaldi
Poche ore dopo essere sbarcati all’altezza di Punta di Goro, nelle valli di Comacchio, Garibaldi e Anita s’inoltrarono nell’entroterra.
Inseguiti dagli Austriaci, raggiunsero con grosse difficoltà la fattoria, con la speranza di trovare riparo e un medico disponibile per Anita, che era incinta e febbricitante.
Erano le 19.45 del 4 agosto 1849 quando Anita si spense, gettando Garibaldi nella disperazione.
Il corpo fu sepolto nella sabbia nella vicina “Motta della Pastorara” in maniera molto sbrigativa, per evitare che le pattuglie scoprissero il loro passaggio.
Sei giorni più tardi la salma fu casualmente scoperta da un gruppo di ragazzini e trasferita al cimitero di Mandriole.
Ogni anno, nel giorno della sua morte, alla Fattoria Guiccioli si tiene una cerimonia commemorativa.
All’interno di Casa Guiccioli
L’area dell’edificio ospita oggi una moderna esposizione di cimeli e ricordi legati alla trafila garibaldina in terra di Romagna.
Tra questi merita di essere menzionato: una copia del letto di morte di Anita (l’originale è stato bruciato durante l’occupazione nazi-fascista) e due quadri a lei dedicati. Inoltre, presso la Landa della Pastorara nel luogo di sepoltura, ad alcune centinaia di metri, si erge il Cippo di Anita in ricordo dell’eroina.