Torre gentilizia del XII secolo, eretta come simbolo di potere e prestigio sociale, la TORRE CIVICA sorgeva lungo il corso del fiume Padenna.
È possibile che sia frutto di due diverse fasi costruttive: la parte inferiore, databile al VI secolo − come attestato dalla profondità del piano stradale originale − e quella superiore, databile tra il XII e il XIII secolo.
Una torre e tante modifiche
Si pensa fosse appartenuta alla famiglia Guiccioli ed era nota anche come “dei beccai” per le botteghe che, attorno al Ponte Marino, vendevano selvaggina. Già nel 1320, l’edificio divenne proprietà del Comune e prese dunque il nome di Torre Civica.
Vista la sua altezza di circa 39 metri, fu per secoli utilizzata come torre di avvistamento, mentre le sue campane sono servite come richiamo per i cittadini in occasioni religiose e civili, e in caso di calamità o pericoli. Un servizio di grande importanza visto che tra il XV secolo e l’inizio del XX secolo la parte inferiore della torre ospitava l’abitazione del campanaro, almeno fino a quando, nel 1915, l’edificio cadde in disuso.
Nel corso di tanti secoli d’attività, il castello campanario ha subito molte modifiche, anche per far fronte ai problemi di stabilità provocati forse dall’oscillazione delle campane.
Nel 2000 fu asportata la parte più alta della torre (circa 13 metri) per evitarne il crollo. Ancora oggi, benché ridotta a 26 metri di altezza, la costruzione soffre un lento processo di smottamento sotterraneo a cui si deve anche la sua progressiva inclinazione, che le vale la denominazione di “Torre Pendente“.
Cercar Mariola per Ravenna
Attualmente la parte inferiore della torre è avvolta da impalcature per garantirne la stabilità. Esse purtroppo coprono due rilievi marmorei molto antichi che sono inglobati in uno dei lati esterni: un bassorilievo romano di un uomo a cavallo (III secolo) e una testa molto rovinata, forse di donna, di cui non si riconoscono con precisione i lineamenti.
Le due figure, vicine ma rivolte in direzioni diverse, hanno ispirato il detto “Zarchê Mariola par Ravêna” (“Cercar Mariola per Ravenna”), citato perfino nel Don Chisciotte di Cervantes, che probabilmente significa “cercare e non trovare qualcosa che è invece sotto gli occhi”.
Nel 1999 il Comune di Ravenna, in occasione dei lavori di messa in sicurezza del monumento, fece smontare la testa di Mariola, affidandola alla Wunderkammer di Ugo Cipriani per il restauro. È attualmente custodita dalla Soprintendenza nei suoi magazzini.