Durante gli anni ’20 del secolo scorso la città di Ravenna avviava sotto la spinta del governo fascista un profondo rinnovamento del centro urbano.
In occasione del VI centenario della morte del Sommo Poeta (1921), si era attuata la ristrutturazione della Zona Dantesca, e si erano posti in essere alcuni interventi nei pressi della vicina piazza del Littorio (odierna Piazza Caduti per la Libertà).
Nel 1935 l’amministrazione comunale approvò il progetto di costruzione della “nuova piazza del mercato”, l’attuale Piazza Kennedy oggetto di un recente restauro.
Fu pertanto necessario procedere con un radicale rinnovamento degli spazi del centro storico, andando a demolire completamente l’isolato dell’antico quartiere ebraico, gli orti Rasponi (di fronte al Palazzo Rasponi dalle Teste), e i resti dell’antica chiesa di Sant’Agnese, di cui oggi resta una traccia nel pavimento della piazza.
Di questo progetto fece parte anche la costruzione, commissionato dall’Associazione Nazionali Mutilati e Invalidi di Guerra, della CASA DEL MUTILATO, concepita a fine degli anni ’30 dall’Architetto Matteo Focaccia e completata solo a metà degli anni ‘40.
Architettura e mosaici
L’edificio è un ampio stabile allungato e asimmetrico, dalle forme imponenti, secche e geometriche, realizzato in mattoni a vista. Per la facciata, intorno all’ampio atrio d’ingresso a pilastri, furono commissionate sculture e bassorilievi. Sopra l’ingresso è riportata la citazione dantesca “Dall’alto scende virtù che m’aiuta”.
L’attico fu decorato dallo scultore Umberto Pinzauti con due bassorilievi raffiguranti una vittoria alata con gli emblemi della lotta e del martirio e la Gloria con la tromba e lo scudo, su cui sono incise le vittorie del Piave e di Vittorio Veneto.
Nella facciata spicca l’arengo, il balconcino sfondato da cui si arringava il popolo e sopra di esso il simbolo dell’Associazione Nazionali Mutilati e Invalidi di Guerra: tre baionette iscritte in una corona di spine.
Oggi questo edificio ospita uffici, appartamenti e diversi locali commerciali. Al primo piano, in uno dei suoi spazi oggi adibiti a ristorante, si trova il Salone dei Mosaici, che conserva alcune delle decorazioni musive italiane più significative del Novecento (vedi focus).