A circa 14 km a sud dal centro Ravenna, nei pressi del piccolo abitato di Campiano, si erge tra la campagna circostante la PIEVE DI SAN CASSIANO “IN DECIMO”.
Posta lungo l’antica via Petrosa (un tratto viario nato verosimilmente per mettere in comunicazione Ravenna con la via Emilia), l’edificio religioso riporta nel nome la distanza di 10 miglia, ovvero la distanza materiale esistente tra Forlimpopoli, inizio del percorso viario e la chiesetta stessa.
L’intitolazione a San Cassiano, martire del IV secolo d.C., ben si coniuga con la tradizione agiografica locale. Una prova è la raffigurazione dello stesso nel ciclo musivo della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo.
All’origine della pieve
Le prime testimonianze della pieve risalgono al IX secolo d.C. Pur avendo mantenuto il suo impianto originario, l’edificio ha subito numerose modifiche nel corso del tempo, frutto di ricostruzioni e rimaneggiamenti fino al ‘700.
La chiesetta, che si discosta nella sua struttura architettonica dal modello ricorrente nell’agro ravennate, è a unica navata e si conclude con una grande abside semicircolare all’interno e poligonale all’esterno.
Nell’angolo sinistro si innalza un campanile di forma quadrangolare (X secolo d.C.) adornato da sei ordini di polifore.
Conosciuto con il tradizionale nome di “la Bartolla” (poiché su una delle pareti spicca una statuetta frammentaria: inizialmente si pensava fosse una figura femminile, ma in realtà raffigura una divinità pagana maschile, probabilmente il dio Apollo), si distingue da tutti gli altri della zona per via dell’interessante presenza nei muri di ceramiche policrome di fabbricazione bizantina che, in termini tecnici, vengono definite “bacini”, forma ornamentale tipica degli edifici di culto di area toscana.
Al XII secolo appartiene la parte superiore della facciata con la bifora centrale ornata da due mascheroni di laterizio mentre molto interessanti sono reperti custoditi all’interno della chiesa, di tradizione alto medievale.