La CHIESA DI SANTA BARBARA è un piccolo edificio che si colloca a lato della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, uno degli otto monumenti che compongono il sito Unesco di Ravenna.
Secondo quanto riportano le fonti, fu costruita agli inizi del XI secolo d.C., epoca infatti cui si attesta come proprietà dei monaci dell’attiguo convento benedettino annesso alla basilica teodoriciana.
Strettamente legata alle vicende della chiesa di San Salvatore ad Calchis – ovvero l’edificio religioso costruito sui ruderi del Palazzo di Teoderico – Santa Barbara raggiunse il momento massimo di splendore tra il 1513 e il 1821, quando assunse il ruolo di sede parrocchiale.
La soppressione degli ordini religiosi operata col governo di Napoleone Bonaparte, che imponeva una riduzione del numero delle parrocchie e la soppressione di alcune chiese, comportò agli inizi del XIX secolo la sua chiusura, e il conseguente accorpamento con la vicina Basilica di Santa Maria in Porto.
L’edificio fu sconsacrato e venduto, la tela posta sull’altare maggiore trasferita nel corridoio vicino alla sagrestia di Santa Maria in Porto, mentre quella raffigurante la Madonna di Loreto fu collocata presso l’altare parrocchiale di San Lorenzo.
A seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l’ex chiesa di Santa Barbara divenne in parte abitazione e poi, dagli anni ’70, laboratorio artigianale.
Recentemente è stata acquistata da un privato che ha avviato un intervento di restauro e di recupero dell’intero complesso.