La CHIESA DI SAN DOMENICO è uno tra i più imponenti edifici del centro storico di Ravenna, legato come ricorda l’intitolazione stessa alla memoria dello spagnolo Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei frati predicatori.
Dal medioevo a oggi
Realizzata nel XIII secolo (1269) contestualmente alla costruzione del convento dei domenicani, l’edificio andò ad ampliare una precedente chiesa altomedievale che sorgeva nei pressi del canale Padenna, un lungo corso fluviale collegato al Fiume Po (oggi coincidente all’incirca all’attuale via Cavour).
La suggestiva facciata in mattoni raggiunse le attuali dimensioni nel 1374. Rimasta incompiuta, era dotata di archi ogivali, ancora oggi visibili ai lati del portone d’ingresso (tre per parte), ove venivano riposte le sepolture.
Nel XVIII secolo l’edificio subì un radicale rifacimento su disegno di Gianbattista Contini. Furono modificati gli interni e gli esterni della struttura che rimase tra alterne vicende in uso ai domenicani fino al 1797, trasformandosi poi in chiesa parrocchiale fino al 1963.
Oggi non è più adibita al culto, anche se ancora consacrata. Viene saltuariamente utilizzata come spazio espositivo, anche se la verità è che resta chiusa la maggior parte dell’anno in attesa di un suo restauro completo.
Gli interni
La chiesa di san Domenico è a un’unica navata, con sei cappelle (tre per lato), e una settima posta a sinistra dell’abside.
Pitture frammentarie d’età medievale si conservano nella sacrestia e nella cappella del campanile, accanto a opere firmate da grandi artisti locali databili al periodo tardo-rinascimentale e neoclassico (Camillo Morigia, Andrea Barbiani, Luca Longhi, Nicolò Rondinelli).