Edificata a lato della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla Placidia, la BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE è un piccolo edificio di culto la cui costruzione viene tradizionalmente legata all’azione costruttiva del vescovo Ecclesio (525 – 532 d.C.).
Secondo l’erudito Girolamo Rossi (XVI sec.), Ecclesio avrebbe convertito in chiesa la propria abitazione paterna, secondo una dinamica già attestata per altre chiese paleocristiane locali.
Nel XIII secolo l’edificio fu affidata alla famiglia Sassi, poi ai Polentani, in seguito ai Morigia (XVII sec.), e infine ai Rasponi del Sale e altre famiglie, fino ai giorni nostri.
Dopo essere stata restaurata agli inizi del XX secolo, la chiesa attualmente è stata restituita al culto e viene officiata quale sede parrocchiale.
Gli interni della basilica
Come molte altre chiese di Ravenna, anche la basilica di Santa Maria Maggiore – forse in origine con pianta a croce latina – godeva di una ricca decorazione musiva, andata progressivamente perduta attorno alla metà del XVI secolo, tanto da dover intervenire con un profondo restauro.
Quello che oggi possiamo ammirare entrando all’interno della chiesa è la ristrutturazione in stile barocco realizzata dall’architetto Pietro Grossi nel 1671.
Quest’ultimo attuò una trasformazione della pianta basilicale a tre navate con due file di archi a tutto sesto e il reimpiego di numerose colonne e capitelli originali.
Il campanile cilindrico, con tre ordini di finestre, fu aggiunto tra il IX e il X secolo. L’abside, invece, è ancora quella originaria, seppur privo delle sue decorazioni originarie.
Al di sotto dell’arco absidale, è posto l’altare maggiore fatto da marmi policromi e sormontato dalla statua della Madonna del Bambino del XVII secolo.
In fondo alla navata sinistra si trova un quadro di Luca Longhi con San Paolo in visita a Santa Agnese in carcere. In fondo a quella di destra, invece, è presente un sarcofago di epoca romana, utilizzato in tempi più recenti dalla famiglia Rasponi, oltre numerosi dipinti di pregio.
Le pregevoli lapidi all’interno segnano la sepoltura di importanti personaggi ravennati: l’architetto Camillo Morigia (1743-95), artefice della tomba di Dante e di vari altri edifici cittadini; l’erudito Ippolito Gamba Ghiselli (1724-88); membri vari dei Rasponi e dei Monaldini, e altri ancora, molti dei quali non attribuiti.
Ciò che rende particolarmente popolare, e cara questa basilica ai ravvenati, è il piccolo altare in fondo a destra dedicato a Sancta Maria a tumoribus, rappresentata in un’immagine di Madonna a cui si rivolgono i fedeli che più hanno a cuore la salute dei propri cari e che vengono a Lei per invocare la guarigione da un tumore.
Accanto al piccolo affresco di Santa Maria dei tumori, si notano alcuni ex voto che decorano la parete in segno di ringraziamento per la grazia ricevuta.