Costruita fra il 1554 e il 1557 su progetto di Bernardino Tavella come nuova sede della Chiesa di Santa Maria in Porto Fuori, la BASILICA DI SANTA MARIA IN PORTO sorge nel tratto iniziale di via Roma a pochi passi dal Museo d’Arte della città.
L’edificio, preceduto da una scalinata terminata nel 1783, si affaccia su un ampio spiazzo rettangolare decorato ad aiuole e regala una delle viste più suggestive della città se lo si osserva dalla prospiciente via Cerchio.
A spasso tra la storia
Costruita in parte grazie ai materiali provenienti dalla demolizione della chiesa di San Lorenzo in Cesarea, la basilica fu completata attorno al 1780 da Camillo Morigia (1743-1795), sovrapponendo in facciata allo stile barocco d’età precedente uno stile neoclassico.
A differenza di gran parte degli edifici ravennati, la sua facciata fu realizzata in candida pietra marmorea, confermando di fatto la ricchezza dell’ordine religioso a cui la chiesa si collegava tramite l’adiacente monastero, oggi sede del MAR.
Colonne abbinate, nicchie, timpani ai portali, un grande finestrone balconato, statue di santi, una raffigurazione della Madonna Greca sul portone centrale d’ingresso (1689) sono solo alcuni degli elementi che compongono la facciata, confermandone la dinamicità e la bellezza artistica.
Nel 1797 la Chiesa di Santa Maria in Porto fu spogliata e depredata dai Francesi. A seguito della soppressione degli ordini monastici, nel corso dell’Ottocento il luogo passò in mano al demanio militare che lo adibì a caserma per un breve periodo.
Alla fine del XIX secolo, la basilica fu ceduta nuovamente nelle mani del clero diocesano, diventando sede e incorporando il territorio della soppressa Chiesa di Santa Barbara.
L’arcivescovo Vincenzo Moretti (1871-1879) ripristinò il culto della Madonna Greca e in occasione dell’ottavo centenario, il 21 aprile del 1900, l’immagine della Vergine fu solennemente incoronata.
Colpita nel 1944 da una bomba inesplosa, la chiesa è stata in seguito restaurata nelle forme nelle quali oggi la conosciamo.
L’interno della basilica
L’interno dell’edificio, grandioso e solenne, presenta una pianta a croce latina e si divide in tre navate grazie a colonne e pilastri in pietra d’Istria.
Lungo le pareti laterali si aprono simmetricamente ben dodici cappelle, sei per lato, ricche di marmi e preziosi ornamenti che custodiscono una vera e propria galleria di dipinti databili tra il tardo Cinquecento e il Seicento. Si trovano così tele di Ippolito Scarsella, Cesare Corte, Palma il Giovane, Francesco Longhi, Giovanni Barbiani, Giovanni Battista Barbiani, ma anche Andrea Barbiani databile al Settecento.
In prossimità dell’altare si sviluppa il transetto, i cui bracci sono costituiti da una campata quadrata sormontata da un’alta cupola e da un’abside semicircolare delimitata da balaustra marmorea e altare, risalente al 1710, anch’esso in marmo. Su quest’ultimo si colloca un bellissimo ciborio in marmi policromi iniziato nel 1627 da Giuseppe Vivoli e portato a compimento da Ascanio Mula.
Al centro dell’abside, fra due grandi finestre rettangolari, è possibile ammirare la pala raffigurante un’annunciazione a opera del riminese Giovanni Laurentini.
Nella parete che chiude il transetto di sinistra vi è la Madonna Greca, bassorilievo marmoreo del IX secolo proveniente dall’oriente raffigurante la Vergine orante con un ampio mantello (vedi focus).