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Un viaggio nella storia: i bunker di Ravenna

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Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, durante l’occupazione nazista, il fronte si stabilizzò per mesi lungo la cosiddetta Linea Gotica, sull’Appennino tosco-romagnolo. Temendo che gli Alleati potessero aggirare tale sbarramento via mare, i tedeschi approntarono un’altra linea di difesa lungo la costa adriatica, che prese il nome di “Linea Galla Placidia”.

Ancora oggi, nella pineta ravennate, lungo la spiaggia e persino tra le case, da Lido di Savio a Casalborsetti, è possibile fare un viaggio nella storia e visitare alcuni residuati di quell’epoca, con un piccolo balzo anche verso la prima Grande Guerra.

DENTI DI DRAGO

Da Pesaro alla foce del Po vennero stesi circa 130 km di difese, tra bunker di varie forme e dimensioni, postazioni di tiro, magazzini, trincee e i temibili Denti di Drago.

Queste lunghe linee di piramidi tronche in cemento costituivano una prima barriera, che aveva lo scopo di rallentare l’avanzata della fanteria e soprattutto dei mezzi, sia blindati che di supporto, che non potevano superare questi blocchi pesantissimi, salvo aggirarli con lunghe manovre, spostarli con altri mezzi da edilizia o farli esplodere.

A Punta Marina Terme – lungo via della Fontana, all’altezza dello stabilimento balneare n. 66 – è ben visibile una fila di questi manufatti bellici, che un tempo si estendevano per centinaia di metri nel territorio circostante, costituito quasi interamente da dune sabbiose e vegetazione bassa, dato che la pineta venne ricreata solo dopo la fine della guerra.

Da qui parte questo itinerario per ricordare la storia dei luoghi e delle comunità che vissero quel delicato momento storico e che da allora ne costituiscono l’eredità.

TOBRUK E REGELBAU

Addentrandosi nella pineta verso nord, dopo pochi metri, si incontra una piccola costruzione rinforzata, una delle più diffuse, ovvero il modello Tobruk Vf58c. Questa postazione difensiva, in grado di resistere a bombe aeree anche di 50 kg, poteva ospitare uno o due soldati ed era provvista di mitragliatrice o mortaio. Il nome deriva dalla città libica di Tobruch, attorno alla quale i soldati italiani avevano sistemato molte di queste postazioni, poi scoperte dai tedeschi che ne migliorarono efficienza e utilizzo.

Arrivando alle spalle degli stabilimenti n. 64 e 62 si incontra forse il più impressionante residuato di questo itinerario. Si tratta di un bunker di tipo Regelbau 668, una delle settecento tipologie di costruzioni standard impiegate dall’esercito tedesco lungo tutti i fronti d’Europa.

Punta Marina, Bunker Regelbau Tobruk

Questo edificio era adibito sostanzialmente a ricovero per truppe composte da massimo sei soldati e veniva spesso abbinato, come in questo caso, a una postazione Tobruk.

Proseguendo lungo il vialetto retrodunale si incontra un altro bunker simile, oggi dipinto in colori mimetici, alle spalle del bagno n. 58.

I bunker di Ravenna (Punta Marina Terme e Marina di Ravenna)

STAZIONE DEL TELEGRAFO

Tra piazza Aurelio Saffi e la via Al Mare si trovano altri interessanti manufatti. Sulla rotonda Acqua Marina si è mantenuto ancora in perfetto stato il casotto che ospitava il telegrafo e il telefono militare.

Un cavo sottomarino preesistente lo metteva in collegamento con Pola, in Istria, e questo particolare fece scegliere ai tedeschi la zona come località attorno alla quale costruire un quadrilatero di fortificazioni.

A poche decine di metri, infatti, proseguendo sempre verso nord sul Lungomare Cristoforo Colombo si incontrano altri Tobruk e quattro bunker, di cui uno quasi del tutto demolito. Il primo si trova all’inizio del viale, accanto al punto ristoro. Il secondo è compreso nell’area della caserma dei Carabinieri Forestali. Gli altri due, forniti anche di cartelli esplicativi, nella pineta retrostante gli stabilimenti n. 38 e n. 40.

Nel prossimo tratto, da percorrere comodamente a piedi o in bicicletta, non vi sono edifici di nota poiché la zona venne bonificata dagli Alleati per stabilire una pista adibita ai velivoli.

POSTAZIONI DI TIRO

Giungendo nel territorio di Marina di Ravenna, all’altezza dell’ex Colonia Croce Rossa (oggi residence), si possono trovare altre postazioni Tobruk e due postazioni FL243/FL249, dette Flak.

Insieme costituivano il sistema difensivo a protezione del presidio di comando tedesco che si era insediato all’interno della Colonia. Le postazioni, mimetizzate al livello della sabbia, alloggiavano un cannone antiaereo o antinave da 8,8/10 cm. Dopo l’occupazione tedesca, la colonia divenne alloggio dei piloti inglesi della R.A.F. e dei paracadutisti sudafricani della S.A.A.F.

PRIMA GUERRA MONDIALE

In via Ciro Menotti, all’interno del parco pubblico (raggiungibile con la splendida ciclopedonale di via Luigi Rava che corre lungo la pineta), si trovano invece edifici risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Il porto canale di Ravenna ospitò per un certo periodo una base di idrovolanti guidati da temerari piloti che compivano operazioni in tutto il nord Adriatico.

Tra le varie costruzioni si possono notare, ancora ben conservati, un rarissimo bunker/deposito di munizioni del 1917 e i basamenti di tre postazioni di contraerea italiana un tempo dotate di cannoni navali da 76/40.

Sul basamento del faro ottocentesco di Marina di Ravenna, nella zona del Molo Dalmazia, si trova anche una lapide che commemora il primo caduto civile su suolo italiano della Grande Guerra.

PORTO CORSINI

Appena oltre il Canale Corsini, detto Candiano, attraversabile con un pittoresco traghetto, si vede, al centro di un’area appositamente ristrutturata, un altro Regelbau 668 con Tobruk, parzialmente interrati.

Porto Corsini, bunker

Lungo il perimetro è stato steso un letto di ciottoli bianchi, poi delimitato da un parapetto di corda. È situato nei pressi del ferry terminal del porto, all’interno di una piccola area verde.

RIUSO

In diversi edifici e cortili privati lungo la costa sono ancora conservati, e spesso riutilizzati, edifici della Seconda Guerra Mondiale.

A Punta Marina Terme, lungo il vialetto che conduce allo stabilimento n. 44, è possibile vedere chiaramente un Regelbau 668 con Tobruk accanto alla caserma dei Carabinieri Forestali, riutilizzato come refettorio dagli sminatori civili che bonificarono la zona nel dopoguerra e che oggi rimane in uso come deposito.

Punta Marina, bunker Regelbau

A Marina di Ravenna, in piazza Marinai d’Italia, si scorge la parete anteriore di un bunker di tipo Regelbau 671, situato nel condominio antistante e utilizzato da decenni come rimessa.

Marina di Ravenna, bunker Regelbau

Sempre a Marina di Ravenna, in via Sapri, al civico n. 34, si può notare un bunker Regelbau incorporato in un’abitazione, di cui ora costituisce parte del piano terra e del piano interrato, ancora accessibile tramite l’apertura originale.

Molti altri bunker si trovano nel territorio comunale, soprattutto a Casalborsetti, Porto Corsini e La Spreta. In molte case lungo i lidi, ma non solo, si possono notare anche cancelli o piccole rimesse costruite del tutto o in parte con “grelle”, ovvero lamiere dotate di fori rotondi in serie.

Queste lastre di acciaio, denominate PSP (Pierced Steel Planking), venivano utilizzate dagli alleati per creare pavimentazioni consone all’atterraggio e al decollo dei velivoli, durante l’avanzata del fronte. Uno di questi aeroporti provvisori, il Ravenna Landing Ground, venne steso proprio a Punta Marina, tra l’attuale stabilimento n. 40 e la rotonda della Colonia.


Le Pro Loco di Punta Marina Terme e di Marina di Ravenna organizzano periodicamente, soprattutto nel periodo estivo, visite guidate alle rispettive porzioni della Linea Galla Placidia.

Molte delle opere sono oggi mappate e visibili grazie al lavoro del Comitato Ricerche Belliche 360º e il Corpo Forestale dello Stato.

Con il contributo di:

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