Ai margini dalla laguna salmastra della Piallassa Baiona, il CAPANNO GARIBALDI è uno dei protagonisti indiscussi dal Risorgimento italiano, al centro della rocambolesca vicenda della Trafila Garibaldina che vide l’Eroe dei Due mondi, Giuseppe Garibaldi, sua moglie Anita e un manipolo di uomini fedeli in una fuga avventurosa attraverso la Romagna per mettersi in salvo da una cattura pressoché certa da parte delle milizie austriache e papaline.
In questo capanno costruito per la caccia nel 1810 da Don Giuseppe Roncuzzi (detto Don Masone), trovò riparo Garibaldi nell’agosto del 1849 mentre era in fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica.
Il capanno oggi
Giunto a noi grazie a molteplici restauri, il capanno è gestito e custodito dal 1882 dalla Società Conservatrice del Capanno Garibaldi. Nel 1911 fu distrutto da un incendio ma immediatamente ricostruito.
L’edificio ha un perimetro in muratura, il tetto inclinato ricoperto di canne vallive, quest’ultima caratteristica abbastanza comune nell’area del Delta del Po.
Il capanno è composto da due ambienti. Nel locale maggiore, al piano terra, si trova il focolare e una scaletta in legno che porta a un solaio in legno.
Il locale minore, invece, era probabilmente utilizzato come ricovero per i battelli per la caccia in valle. A riprova si può notare come i muri di questa stanza si allarghino con entrambe le pareti rispetto alla stanza principale.
Diversi i cimeli legati all’eroe e le lapidi murate che ricordano gli eventi risorgimentali della Trafila.
Nel 2023 il Capanno Garibaldi ha ottenuto un riconoscimento regionale con la targa “Case e studi delle persone illustri”, che mira a tutelare la memoria dei luoghi del nostro patrimonio storico-culturale legati a personaggi illustri della nostra Regione.
Garibaldi e Ravenna
Per comprendere appieno il passaggio di Garibaldi a Ravenna e contestualizzare gli avvenimenti, ci sono altri due luoghi importanti che bisogna visitare in città: la Fattoria Guiccioli e il Museo del Risorgimento.
Quest’ultimo, al momento in restauro, conserva al suo interno armi, uniformi, fotografie, dipinti, lettere personali e documenti. Tra questi il mantello e il cappello che furono donati dai ravennati a Garibaldi, oltre alla coperta con cui fu avvolto il corpo di Anita.