Appena usciti dalla stazione ferroviaria di Ravenna, curiosamente decentrata rispetto al centro storico, appare all’orizzonte in tutta la sua bellezza la BASILICA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA, considerata da molti uno degli edifici religiosi più belli di Ravenna.
Originariamente la chiesa, detta anche dei Santi Nicandro e Marciano Martiri, sorgeva nei pressi della linea costiera.
Doveva essere molto più alta di quanto appare oggi. Come tanti altri fabbricati in città, anche quest’ultimo è soggetto alla subsidenza, ovvero quel fenomeno geologico che provoca un graduale e progressivo abbassamento del terreno.
Dal punto di vista visivo, la basilica doveva apparire molto impattante soprattutto nei confronti di chi arrivava dal mare, un vero punto di rottura nello skyline di Ravenna.
Tra mito e leggenda, le origini della chiesa
La chiesa fu eretta dall’imperatrice Galla Placidia dopo il 424 d.C. per sciogliere un voto espresso durante una rovinosa burrasca in mare in cui era incappata di ritorno da Costantinopoli, in seguito alla morte del fratello Onorio.
Se fosse riuscita a scampare al naufragio, avrebbe eretto una chiesa come segno di ringraziamento a Dio per lo scampato naufragio.
E così fece una volta rientrata in città, come ricorda il testo del Liber Pontificalis della chiesa ravennate e la stessa iscrizione in marmo presente sul portale d’ingresso: “Galla Placidia, suo figlio Placido Valentiniano Augusto e sua figlia Giusta Grata Onoria hanno rispettato i voti presi per essere stati salvati dalle intemperie del mare”.
L’architettura della basilica
Durante il periodo medievale l’ingresso della basilica era proceduto da un quadriportico, oggi andato distrutto. Al suo posto si conserva un piacevole giardino, cui si accede attraverso un bel portale trecentesco in stile gotico.
All’interno la chiesa presenta il tipico impianto basilicale con la caratteristica suddivisione a tre navate.
Lungo le pareti è possibile ammirare alcuni frammenti dell’antico pavimento in mosaico risalente al XIII secolo, meravigliosamente decorato con immagini delle corti dell’epoca, intrise di storie di dame e cavalieri, animali fantastici e grotteschi, e collegamenti con le crociate, specialmente con la IV (1202 – 1204 d.C.).
L’attiguo campanile, costruito all’incirca nel X secolo, è ancora quello originale.
Nel corso dei secoli l’edifico ha subito svariati interventi di ripristino e restauro, soprattutto all’indomani del 1944 quando la basilica fu ampiamente danneggiata da bombardamenti aerei che causarono la distruzione non solo del ciclo di affreschi del XII-XIV secolo ma anche dei mosaici dell’abside.