PORTA SERRATA si erge sul lato nord delle antiche mura cittadine, nel punto in cui l’asse portante di Via di Roma si immette nel percorso stradale che porta a Sant’Alberto.
Quella che si vede oggi entrando in città è frutto di una serie di rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli, a partire presumibilmente dalla fine del XV secolo.
Prima che esistesse Porta Serrata, questa parte di città era servita da un altro ingresso nelle mura cittadine, chiamato Porta Anastasia. Tramite questa si accedeva a uno dei più importanti assi viari della Ravenna del tempo, l’attuale via di Roma.
In seguito alla cacciata della famiglia dei Da Polenta da parte dei Veneziani la porta fu chiusa, da qui il nome Serrata.
Nel 1511 Papa Giulio II, in visita alla città, ne impose la riapertura e ordinò che, in suo onore, la porta fosse chiamata Porta Giulia. Questo avvenimento creò grande gioia e soddisfazione nella popolazione ravennate, per quanto non fosse destinato a durare a lungo.
Nel 1582, infatti, il cardinal legato Ferreri fece demolire interamente la struttura, facendola ricostruire poco più in là (1583) in modo che combaciasse con il nuovo andamento stradale di Via di Roma.
Per l’occasione fece ornare la porta con i marmi e i materiali provenienti dalla distruzione della romana Porta Aurea, da lui stesso smantellata (vedi Porta Adriana).
Nel 1621, durante una festa cittadina, crollò la volta della porta, assieme al ponte di legno che passava sul fiume Montone. Per l’occasione intervenne il Cardinal Legato Alderano Cybo che la fece restaurare nel 1650, assegnandole il nome di Porta Cybo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale furono demoliti tutti gli edifici attorno, isolando la porta e facendola apparire quasi fuori contesto.
Costruita in mattoni con inserti di pietra d’Istria e di marmo, la porta presenta un arco delineato da un motivo a bugnato ed una chiave di volta che ricorda i triglifi greci. Ai lati, due semicolonne cinghiate si innalzano verso una massiccia trabeazione con lo stemma di Ravenna e una lapide contenente un’iscrizione che riporta Renovata Antiquitas (“l’antico rimesso a nuovo”).
Il frontone è inquadrato da due pinnacoli ed è decorato con due volute. Priva di funzioni difensive, la porta conserva tutt’ora un carattere militare, ricordando la significativa presenza della milizia civica.